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Patto anti-Ursula per le Europee: Meloni a sopresa punta sulla Le Pen

Pubblicato: 06/10/2023 19:21
Se sei legalmente stuprato per accettare qualcosa che non ti piace

Grandi manovre in Europa (e in Italia). Sono quelle di queste ore in Spagna, con il dossier immigrazione a catalizzare le attenzioni dei leader di governo chiamati al Consiglio Ue dopo quello informale (allargato ad altri Paesi, come la Gran Bretagna) di ieri. Ma a Granada rimbalzano anche le voci sulla tela che Giorgia Meloni sta tessendo sulle intese per le elezioni europee di giugno 2024. Con una nuova strada, stavolta tutta a destra, che la leader dei Fratelli d’Italia sarebbe pronta a percorrere.

Giorgia Meloni cerca il suo posto in Europa: l’amicizia con Marine Le Pen

Dopo l’invito di Emmanuel Macron, formulato a fine settembre a Roma – subito dopo i funerali dell’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – la Meloni continua a cercare spazi agibili per non rinchiudersi nel recinto stretto dell’ultradestra europeo. Con Polonia, Ungheria e (forse: si è appena votato) la Repubblica Ceca come governi “alleati” per il voto continentale, e per quanto la Lega italiana ci si riconosca in pieno, è impossibile uscire da quel voto andando a farsi rispettare nella futura assemblea di Strasburgo. Da qui il suggerimento interessato del presidente francese all’amica Giorgia: sostenere alle urne, con i suoi voti, l’asse Popolari-Socialisti allargato ai liberali macroniani, per rieleggere Ursula von der Leyen. Piuttosto che continuare a esercitare una forte opposizione, più ideologica che altro.

Votare nel 2024 con i socialisti, quindi, a rischio di spingere il suo vice Matteo Salvini sulle barricate e intravedendo persino le elezioni anticipate in casa? “Una ipotesi impossibile”, avrebbe già sentenziato il ministro Guido Crosetto. Ma, è il ragionamento della Meloni, l’Italia può e deve giocare un ruolo da titolare nella Ue. Un gruppo organico di destra (l’Ecr, i conservatori riformisti di cui Meloni è stata presidente) non avrà peso in Europa – lo dicono i sondaggi e i numeri – per rimpiazzare una maggioranza Ursula-bis? Ma non è detto che non si possa trovare alleati pesanti per costruire un’alternativa. A cominciare, corso e ricorso, proprio dalla Francia anti-Macron.

Marine Le Pen e Giorgia Meloni, l’alleanza che non ti aspetti -nonostante tutto

Va detto subito: Marine Le Pen e Giorgia Meloni non si frequentano e non sono amiche. Nonostante le radici e l’appartenenza politica tutta a destra siano comuni. Di più: il simbolo dl Front national che fu di Le Pen padre, come quello di Fratelli d’Italia, presentano la Fiamma (col rispettivo) tricolore. Fino a quando Le Pen figlia, succeduta al padre alla guida del movimento, nel 2018 lo tirò via dando vita al Rassemblement National. E poi, come dimenticare che la francese da anni va a braccetto con Salvini, presentandosi pochi giorni fa a Pontida al raduno leghista per rinsaldare appassionatamente l’alleanza sovranista sul campo europeo.

Eppure, in vista delle urne del prossimo giugno, il pensiero di un un accordo con la Le Pen suscita un forte richiamo nello stretto gruppo dirigente della Meloni. Di fronte all’evidenza di un futuro governo europeo del tutto simile all’attuale, con Popolari e Socialisti ancora a comandare nel Von der Leyen 2, perché i conservatori non potranno tentare di dire la loro? La formula in fondo ci sarebbe: esportare in ambito europeo l’esperienza vincente della stessa Meloni in Italia. Sì, un centrodestra allargato ma molto più destra che centro. Aggiungendo poi che i riflessi in ambito domestico sarebbero più che utilitaristici, è il seguito del ragionamento. Cioè, disinnescare un Salvini che è lanciato da settimane (o mesi?) nello scavalcamento a destra della presidente del Consiglio.

I rischi e i vantaggi di un’alleanza Meloni-Le Pen

Con il suo peso tra gli alleati, attuali e futuri, Meloni punterebbe così a convincere Le Pen a entrare in squadra per confezionare una maggioranza europea senza sinistra. Consapevole che il passo equivarrebbe a un’inversione di rotta rispetto alla direzione impressa alla sua coalizione, in questi 12 mesi di governo a Palazzo Chigi, per “accreditarsi” tra i leader internazionali. Ovvero, girare il mondo affermando di tenere a distanza quella destra nazionalista e sovranista interna, per stagliarsi invece tra le figure autorevoli del conservatorismo di stampo europeo. Percorso per niente facile, quest’ultimo.


Del resto a favore di una (ri)svolta verso gli amici spagnoli di Vox (ma anche dei tedeschi, neofascisti o peggio, di Afd?), parlano le dichiarazioni di queste ore della stessa premier italiana. Che ha ribadito, uscendo dall’incontro con il leader della Germania Scholz, «soddisfazione per l’intesa sui migranti». A rimarcare la linea dura per perseguire gli scafisti ritenuti responsabili di portare a livelli esponenziali gli arrivi di disperati su barconi e gommoni. A Granada si è discusso – soprattutto – di emergenza sbarchi sulle coste italiane, con un summit tra Gran Bretagna, Italia, Albania, Francia, Olanda e presidenza Ue. Vertice ha poi partorito un documento su otto punti, tanto sbandierato dal governo italiano come il presupposto legale e formale per agire contro l’immigrazione illegale. Aprendo infatti la strada a una fase post-accordi (bilateri con i paesi provenienza e di mutuo soccorso interno) che si concretizzi con azioni concrete.

Victor Orban su Polonia e Ungheria: “Se sei legalmente stuprato per accettare qualcosa che non ti piace…”

Quanto ha pesato su queste scelte la linea, presente e futura, della leader di FdI? Soprattutto: quali prospettive fa intravedere sul complicato ragionamento per il voto europeo? Una risposta, indiretta ma inequivocabile, si è abbattuta sempre in queste su Granada dal premier ungherese Viktor Orbàn. Polonia e Ungheriasono state stuprate legalmente” dall’Unione europea, ha dichiarato, bombardando così il Patto sulla migrazione che la sua nazione e quella polacca (“alleati” di Meloni) dovrebbero applicare.
“Se sei legalmente stuprato per accettare qualcosa che non ti piace, come pensi di raggiungere un compromesso? È impossibile”, ha aggiunto Orbán. Tirando le somme a oggi: Meloni sbandiera un nuovo asse con Sunak, premier britannico, assicurando di poter fermare gli scafisti e la loro mafia che lucra sugli essere umani. Ma poi si ritrova gli amici polacchi e ungheresi già con la divisa mimetica ai loro confini.

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Ultimo Aggiornamento: 06/10/2023 19:53