Una tragica storia si sta svolgendo al di là delle frontiere italiane, con una giovane pugliese di 18 anni, Amina Milo Kalelkyzy, che è stata trattenuta nel carcere di Astana, la capitale del Kazakistan, per ben tre mesi. L’arresto della giovane è avvenuto l’11 luglio scorso, quando è stata accusata di traffico internazionale di stupefacenti, un’accusa che potrebbe costarle dai 10 ai 15 anni di carcere. Questa notizia sconvolgente è stata riportata dal Quotidiano di Puglia.
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Chi è Amina
Amina Milo Kalelkyzy, originaria della Puglia ma di origini kazake, risiede nella tranquilla Lequile, in provincia di Lecce. Una delle sfide principali che affronta è la barriera linguistica, poiché non parla né il russo né il kazako. L’arresto di Amina è avvenuto senza la presenza di un traduttore e, secondo quanto riferito, senza prove concrete. Tanto la giovane quanto sua madre respingono fermamente le accuse.
In un appello struggente, Amina ha scritto su un biglietto affidato a sua madre: “Chiedo aiuto all’Italia e in particolare al ministro Tajani, vi prego aiutatemi, voglio tornare a casa.” Queste parole toccanti testimoniano la sua disperazione e il suo desiderio di giustizia. La madre di Amina ha dichiarato: “Sono all’esterno del carcere, qui è sera, spero di riuscire a entrare domani mattina. Amina l’ho vista l’ultima volta venerdì. Ha tentato per due volte il suicidio, la seconda volta quando le hanno negato i domiciliari. Sta male perché nessuno le crede. È stanca, ha perso nove chili. Siamo tutti molto depressi.”
Il caso prende una piega ancora più oscura quando Assemgul, la madre di Amina, rivela che la prima volta che sua figlia è stata arrestata, gli agenti le hanno detto di non rivolgersi all’ambasciata italiana perché avrebbero “fatto del male” a Amina. Questa minaccia getta ulteriori ombre sulla situazione della giovane detenuta.
Come è iniziato tutto
La storia ha inizio con il viaggio di Amina e sua madre in Kazakistan per visitare alcuni parenti residenti nel paese. Tuttavia, il 2 luglio, Amina sarebbe stata fermata dalla polizia locale mentre si trovava con un ragazzo del posto, venendo rilasciata dopo una notte in custodia. Ma il 4 luglio, la sua vita avrebbe preso una svolta terribile. Secondo quanto riportato dal quotidiano, Amina sarebbe stata nuovamente fermata e condotta con l’inganno da due agenti di polizia in un appartamento privato, dove sarebbe stata segregata e maltrattata per 16 giorni. Gli agenti avrebbero persino contattato telefonicamente sua madre, chiedendo un riscatto di 60.000 euro per la liberazione della giovane. Un referto medico conferma che Amina presentava lividi ed escoriazioni dopo la sua detenzione forzata.
Il destino di Amina Milo Kalelkyzy è ora appeso a un filo, mentre la sua famiglia e i sostenitori implorano il governo italiano di intervenire e fare tutto il possibile per portarla a casa e far luce su questa terribile situazione. La lotta per la sua giustizia continua, mentre il mondo segue con ansia gli sviluppi di questa drammatica storia.