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Tacconi ce l’ha fatta: “Abbiamo vinto!”

Pubblicato: 30/10/2023 07:52
Stefano Tacconi torna casa

Stefano Tacconi a casa: succede un anno e mezzo dopo l’emorragia cerebrale che lo aveva colpito. L’ex portiere della Juventus ha completato la riabilitazione nel centro specializzato di San Giovanni Rotondo. L’annuncio lo ha dato il figlio, Andrea, che su Instagram ha postato una foto assieme al papà: «Ha vinto! Abbiamo vinto! Torniamo a casa, questa volta tutti insieme».

Era stato ricoverato il 21 giugno per continuare il suo percorso riabilitativo, a seguito di un’emorragia cerebrale diagnosticata circa un anno e mezzo fa. Prima della sua partenza, in compagnia della moglie Laura e del figlio Andrea, Tacconi ha condiviso momenti di saluto e ringraziamento con l’intero personale dell’Unità di Medicina Fisica e Riabilitativa, compresi medici, infermieri e fisioterapisti.

Il primario Domenico Intiso ha elogiato l’atteggiamento di Tacconi: “Stefano è un uomo forte. Ha affrontato la riabilitazione con grande tenacia, diventando un esempio per gli altri pazienti”. Michele Gravina, medico fisiatra che ha seguito da vicino Tacconi in questi mesi, ha aggiunto: “Oltre alla sua forza, il suo lato umano si è rivelato sempre più durante la sua permanenza. Nonostante le nostre diverse fedi calcistiche, abbiamo spesso scherzato insieme. Mi ha detto con un sorriso: ‘A me, juventino, doveva capitare proprio un medico interista?'”

I ringraziamenti della moglie

Laura Speranza, moglie di Stefano, ha espresso profonda gratitudine: “Ringrazio l‘Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, tutti i professionisti e i religiosi che ci sono stati vicini. Stefano ora proseguirà la riabilitazione a Milano, ma lo farà portando con sé l’energia e l’amore ricevuti a San Giovanni Rotondo. Qui abbiamo sperimentato un incredibile sostegno, sia scientifico che spirituale, grazie anche a Padre Pio, a cui siamo profondamente devoti. Torniamo a Milano con il cuore pieno di gratitudine”.

Il ritorno a casa di Tacconi è una notizia che infonde speranza e testimonia la resilienza dello sportivo, supportato da un team medico d’eccezione e dalla sua famiglia. La sua storia è un esempio di determinazione e di come l’amore e la fede possano fare la differenza nel percorso di guarigione.