Martino Benzi ha sterminato la famiglia perché riteneva d’essere rovinato e di non poter più offrire un tenore di vita adeguato alla moglie, al figlio e mantenere la suocera nella residenza per anziani. Per questo, l’ingegnere alessandrino ha pugnalato senza pietà la moglie Monica Berta di 55 anni, il figlio 17enne Matteo e la suocera Carla Schiffo di 78 anni. Poi si è ammazzato lasciando scritto un biglietto: “Sono disperato, non ho più speranze e la colpa è mia”. All’origine del gesto, al di la di una forte depressione, ci sarebbe una cartella esattoriale di 30mila euro, hanno appurato gli investigatori, mai onorata e che, con il tempo, era lievitata a 50mila. E’ quanto scrive Torino cronaca alla luce degli sviluppi investigativi emersi.
Un debito di cui l’ingegnere Alessandrino non aveva mai parlato con nessuno, se non con il fratello Luca, ma in termini molto diversi da quanto hanno ora accertato gli inquirenti: “Mi aveva detto – ha raccontato Luca – di aver contratto un debito con l’Agenzia delle Entrate di 30mila euro per Iva non versata. Poi aveva aggiunto che l’aveva rateizzato, ne aveva già restituiti 20mila di euro, gli mancavano da pagare gli ultimi 10mila. Non so cosa gli sia scattato”. Ora anche secondo il fratello non ci sarebbe alcun motivo plausibile che abbia potuto spingere l’ingegnere fino al punto di ammazzare a sangue freddo chi amava.
“Diceva di non avere problemi economici, è vero che ad agosto mi aveva chiesto un prestito di 2mila euro, ma quando si è liberi professionisti come lo era lui, è sufficiente che due clienti ritardino il pagamento che ci si ritrova in difficoltà. Ma parliamo di una cifra modesta, solo 2mila euro. No, io non vedo alcun movente economico, nonostante quella cartella esattoriale”. Dunque, per Luca Benzi quel biglietto “sono rovinato”, continua a non avere alcun senso, sia che il debito fosse di 30 o 50mila eruro e che le cartelle esattoriali fossero, una due o di più.