La comunità internazionale è in ansiosa attesa di notizie su Emily Hand, l’ottoenne scomparsa durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre al kibbutz Be’eri, teatro di una tragedia che ha sconvolto il mondo. Inizialmente creduta morta nell’attentato, nuove informazioni suggeriscono che Emily potrebbe essere ancora viva, tenuta in ostaggio a Gaza.
La piccola Emily, che possiede la doppia cittadinanza israeliana e irlandese, stava visitando la casa di un’amica nel kibbutz il giorno dell’attacco. La disperazione della famiglia si è trasformata in una frenetica speranza quando, cinque giorni fa, è emersa la possibilità che Emily fosse sopravvissuta. Il commovente appello in diretta televisiva di Natalie, la sorella di Emily, è stato un grido di amore e angoscia, un appello per la liberazione di Emily e per il suo ritorno a casa.
La narrazione della tragica morte di Emily aveva già toccato i cuori in tutto il mondo. La sua presunta scomparsa è stata un duro colpo, tanto più straziante per le parole del padre, che in un’intervista televisiva aveva espresso il suo dolore per la perdita della figlia.
Adesso, la comunità internazionale, insieme alle autorità irlandesi, si mobilita per fare luce sulla situazione e per assicurare il sicuro ritorno di Emily. La delicatezza di questa vicenda impone un impegno congiunto e l’auspicio di un lieto fine che possa portare pace a una famiglia straziata dal dolore e dall’incertezza.
