
Sono a dir poco agghiaccianti le modalità con cui è stata uccisa Yana Malayko. Tanto che le aggravanti contestate, se dovessero essere accolte, portano direttamente ad una parola: ergastolo. E’ quello che si aspettano i parenti della 23enne di origini moldave uccisa nella notte del 20 gennaio scorso nel suo appartamento di Castiglione delle Stiviere. Colpita forse con una spranga e probabilmente – dicono le indagini – soffocata e infilata con la forza in un trolley, agonizzante ma ancora viva (e questi sono i risultati della perizia fatta fare dalla famiglia della ragazza), dal suo ex fidanzato, il 34enne Dumitru Stratan, che aveva poi avvolto la valigia in strati di cellophane, lenzuola e coperte per abbandonarla nei campi. Fingendo, nei giorni successivi in cui tutti cercavano la ragazza, di non saperne nulla.
Yana Malayko, “omicidio premeditato”
Una morte orribile quella della ragazza. Un omicidio premeditato, un piano preparato nei giorni precedenti dall’uomo, che continuava a tormentarla dopo la fine della loro relazione con continui appostamenti, messaggi, controlli anche da parte di amici, scrive oggi Repubblica. E che usò la scusa del loro cane, di cui si occupavano insieme anche dopo la fine della relazione, per entrare in casa della ragazza, quella sera.

Yana Malayko, la trappola del cane ideata dall’ex fidanzato Dumitru Stratan
Bulka stava male, le disse, e per questo chiedeva di poter andare nell’appartamento di Yana – che viveva in una casa della sorella dell’ex fidanzato e lavorava nel suo bar – a portargliela. Ma lui di quella casa aveva comunque le chiavi, e ci era entrato prima dell’incontro per girare la telecamere puntata sull’ingresso, così da coprire i suoi movimenti. La ragazza se ne era accorta, tanto che quella sera aveva scritto al suo ex compagno in un messaggio: “Dieci minuti e mi porta il cane, ha girato di nuovo la telecamera”. Ma quello che Stratan non aveva forse calcolato è che sulle scale del palazzo c’era un’altra telecamera, che l’aveva ripreso mentre trascinava il pesante trolley con il corpo della ragazza.
Quei messaggi erano stati l’ultimo segno di vita di Yana Malayko
L’autopsia ha evidenziato dei segni di spranga sulla testa e sul viso e un tentativo di strangolamento, la causa della morte è una asfissia meccanica violenta: ma l’ipotesi è che la ragazza fosse ancora viva quando lui l’aveva messa in un trolley, spingendo con tutta la sua forza per far entrare il corpo, tanto che i medici legali hanno isolato sul cadavere anche numerosi segni compatibili con gli spigoli del trolley. Aveva poi caricato il borsone in auto, portandolo in una campagna non lontano da Castiglione e nascondendolo sotto le sterpaglie. Era stato ritrovato soltanto dopo 10 giorni, quando Stratan era stato già arrestato e con le bestie selvatiche che ne avevano fatto ulteriore scempio.
La famiglia di Yana Malayko: “Non vendetta ma giustizia”
Si parte da qui per l’udienza preliminare di martedì 21 davanti alla gup di Mantova Chiara Comunale, che dovrà decidere sul rinvio a giudizio dell’uomo. Su cui pendono le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere, con le aggravanti della premeditazione, di aver commesso l’omicidio della persona con cui aveva avuto una relazione affettiva e della superiorità fisica. Spiega l’avvocato della famiglia Malayko Angelo Lino Mulas: “Non chiediamo nessuna vendetta, ma una giustizia giusta e proporzionata alla gravità del fatto. Non è stato un omicidio preterintenzionale dovuto a uno scatto d’ira, come sostiene l’indagato”. Il 25 novembre, giornata nazionale contro la violenza sulle donne, l’associazione Y.a.n.a. (You are not alone) e Pane al cielo inaugureranno due panchine rosse a Castiglione delle Stiviere.