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Vigile in mutande, la storia è finita nel modo più strano possibile

Pubblicato: 22/11/2023 18:51

Non indosserà più la divisa della Polizia locale di Sanremo, Alberto Muraglia, il “vigile in mutande” che nel 2015 divenne il simbolo dell’indagine sui cosiddetti “furbetti del cartellino”.

A distanza di un mese dalla sentenza della Corte d’Appello di Genova che lo aveva reintegrato nel suo ruolo, l’uomo ha deciso di rassegnare le dimissioni dalla Polizia Municipale.
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Il Comune ha fatto ricorso in Cassazione

Nel frattempo il comune di Sanremo ha fatto ricorso in Cassazione. La decisione, nonostante la sentenza di reintegro di fatto si basi già su una pronuncia della stessa Cassazione secondo il vigile “è un altro grande spreco di soldi pubblici, che mi auguravo ci evitassero”.

Ha poi sottolineato che questa cosa: “l’ha convinto a “dire addio al corpo”, fa sapere con i suoi avvocati, Alberto Luigi Zoboli di Genova e Alessandro Moroni di Sanremo.

A Muraglia, grazie alla Legge Brunetta, spetteranno oltre a stipendi e contributi arretrati degli ultimi otto anni, un anno circa di mensilità.

Muraglia: “Reindossare la divisa per me era un sogno”

L’ex vigile ha raccontato a Repubblica: “Reindossare l’uniforme di Polizia Municipale sarebbe stato per me un motivo di orgoglio e una evidente soddisfazione personale. Dopo tanti anni di battaglie in tribunale e aver vinto tutti i gradi di giudizio, dopo le sofferenze psicologiche e le pressioni mediatiche subite in questi otto anni, speravo che il mio “datore di lavoro” potesse riaccogliermi a braccia aperte facendo un gesto di onestà intellettuale”.

Ora l’uomo ha una bottega da aggiustatutto per “sopravvivere”

Muraglia ora si dice affranto: “Alla luce di quanto si apprende dovrò invece affrontare ancora i tempi e i costi per un ricorso in cassazione, ma soprattutto la notizia mi fa capire che le braccia non sono cosi aperte come qualcuno recentemente ha dichiarato”.

L’uomo nel 2016 è stato costretto a cambiare mestiere e aprire una bottega da aggiustatutto per sopravvivere: “Sono sempre stato e sono fiducioso nella giustizia e quindi non mi preoccupa ma a questo punto la decisione irrevocabile di rassegnare le dimissioni mi sembra la più opportuna: riallacciare un rapporto di lavoro non equilibrato e sereno per via del contenzioso legale non avrebbe nessun senso”.
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