
La piccola Abigail Idan, la bambina dai riccioli scuri e il sorriso dolce che ha commosso il mondo, è finalmente tornata a casa dopo 50 giorni di prigionia. La sua immagine era diventata simbolo del tragico evento del 7 ottobre, quando i riflettori internazionali si erano accesi sulla dolorosa vicenda degli ostaggi israeliani a Gaza.
Abigail, con doppia cittadinanza israeliana e americana, era stata separata dalla sua famiglia durante un attacco di Hamas al kibbutz di Kfar Azza. In quella terribile giornata, conosciuta in Israele come il “sabato nero“, i suoi genitori Roy, fotografo del quotidiano Yediot Ahronot, e Smadar, vennero tragicamente uccisi nel loro giardino, lasciando Abigail e i fratelli Amalia e Michael orfani.

Mentre i fratelli più grandi trovavano rifugio in un armadio, riuscendo a sopravvivere per 14 ore prima di essere salvati, Abigail fuggì in preda al terrore, macchiata del sangue del padre. Trovata dalla famiglia Brodetz, trovò temporaneamente rifugio prima che anche lei venisse portata via dagli aggressori.
Il recente accordo con Hamas ha acceso la speranza di un lieto fine. Liz Hirsh Naftali, zia di Smadar, ha espresso la sua gratitudine per gli sforzi del presidente Biden e per il sostegno internazionale, inclusa l’azione del governo del Qatar. Tuttavia, ha sottolineato che solo il ritorno sicuro di Abigail e degli altri ostaggi avrebbe rappresentato la vera vittoria.
Oggi, con il ritorno di Abigail, la comunità può iniziare a respirare di sollievo, pur nel dolore per le vite perdute e nel segno indelebile lasciato su quelle salvate.