In Piazza San Pietro, tra i 12.000 fedeli convenuti per l’Angelus domenicale, regna un’atmosfera di preoccupazione mista a devozione. Il Papa, alla veneranda età di 86 anni, appare afflitto da una persistente influenza, una condizione che gli impedisce di affacciarsi alla consueta finestra per rivolgersi ai presenti. La sua voce risuona comunque in piazza, filtrata dai maxischermi e intrisa di un’ironia che cela a malapena il suo disagio. “Oggi non posso affacciarmi dalla finestra,” esordisce, annunciando che la riflessione sul Vangelo sarà letta da Monsignor Paolo Braida, colui che le redige con perizia.
Nonostante la distanza fisica, la vicinanza spirituale è palpabile. Un cartello emergente tra la folla proclama “Francesco come Pietro, coraggio!“, enfatizzando la figura del pontefice come roccia della Chiesa, nonostante le sue attuali sofferenze. La TV Vaticana, in un delicato gesto di rispetto, evita inquadrature troppo ravvicinate e si allontana non appena il Papa sta per tossire, lasciando la parola alle immagini dell’Angelus trasmesso dalla cappella interna di Santa Marta.
L’attenzione si sposta brevemente sul simbolo natalizio, un gigantesco abete del Piemonte recentemente eretto accanto all’obelisco, mentre si moltiplicano i sussurri e gli sguardi preoccupati per il cerotto vistoso sulla mano destra del Papa. I fedeli si interrogano: è il segno di una caduta, di un trauma, o forse di cure mediche in corso? La speculazione è accesa, sia in piazza sia online, dove i social media brulicano di interrogativi sullo stato di salute del pontefice.
In questo clima di incertezza, l’Angelus si conclude, lasciando dietro di sé una scia di preghiere e l’augurio collettivo per un rapido recupero del Papa, pilastro non solo della Chiesa ma di una comunità globale che si stringe intorno a lui anche nei momenti di fragilità.
