
“Negli uffici pubblici è possibile vietare l’utilizzo del velo”: lo ha decretato la Corte di Giustizia Europea, a Bruxelles, nel giudicare il caso di una donna che in Belgio si era vista vietare l’utilizzo di velo sul posto di lavoro. Bruxelles si è espressa chiaramente: il divieto in questo caso “non è discriminatorio se viene applicato in maniera generale e indiscriminata a tutto il personale dell’amministrazione e si limita allo stretto necessario”
Il caso italiano: “discriminata” al colloquio di lavoro per colpa del velo
In Italia una sentenza si era espressa in maniera analoga: la corte d’appello di Milano, con la sentenza del 2016, aveva affrontato il caso di una ragazza che aveva affrontato un colloquio come candidata hostess ed era stata esclusa dalla preselezione in quanto non aveva dato la sua disponibilità a lavorare senza il velo. La candidata aveva portato la compagnia in tribunale dichiarando che si era trattato di una decisione discriminatoria, mentre la compagnia si era difesa dichiarando che l’aspetto estetico (abbigliamento e caratteristiche fisiche) fosse un elemento considerato nel corso del colloquio e che quindi non si potesse parlare di mera discriminazione. Il primo giudice aveva respinto le motivazioni della ragazza, mentre il secondo aveva accolto le ragioni della ragazza, che aveva ribadito come non fosse specificato nell’annuncio l’obbligo a non usare velo. Ad ogni modo, è stato chiaro anche in quel frangente come fosse legittimo, in un ambiente di lavoro pubblico, pretendere da un lavoratore di lavorare a volto scoperto.