
Ormai alle guerre ci si abitua, i bombardamenti mediatici generano più assuefazione di quelli reali. Le guerre attuali spaventano di più gli italiani per gli effetti economici, per i prezzi e l’inflazione, che per la vicinanza. Dov’è l’Ucraina, dov’è Gaza? Sembrano, ma non è così nel mondo globale, lontane. Ma Sarajevo dov’è? Di fronte casa. E sui Balcani si sta covando una nuova guerra, slava, come al solito, come sempre da cento e passa anni. Chi ci sta dietro a questo piano? La Russia di Putin ovviamente, tramite fondazioni culturali, religiose, e oligarchie. A che serve? A destabilizzare of course, a distogliere risorse militari e munizioni su un altro fronte.
L’insegnamento di Napoleone diventa monito: cosa succede a chi non ha risorse
Le guerre convenzionali lunghe, come quella che contrappone la Nato ai Russi, si fondano su strategie a tenaglia, per smembrare le risorse contrapposte, logistica, munizioni e vettovagliamento. Lo sapeva benissimo Napoleone, che su queste regole ha fondato un impero. Da ex ufficiale di artiglieria sapeva quanto era importante che i suoi cannoni, ed i suoi uomini, fossero ben forniti. Infatti cominciò a perdere quando si addentrò nella sterminata steppa dell’inverno russo. La gloriosa logistica napoleonica, che aveva fatto faville dalle Alpi alle Piramidi si infranse sul Don. Se scoppiasse una nuova guerra dei Balcani, tra i serbi di Bosnia e il governo Nato di Sarajevo, l’Occidente, a scarsità di risorse già oggi, dovrebbe trovare munizioni anche per questo conflitto, e Zelensky rimarrebbe con gli obici vuoti.
Una Sarajevo è per sempre.