
L’accordo recentemente siglato tra Italia e Albania, volto a trasferire una quota di migranti in Albania, si trova sotto l’attenta lente di scrutinio dell’Unione Europea. Fonti interne all’UE hanno espresso preoccupazioni circa la legalità di tale intesa, suggerendo che si tratta di un passo giuridicamente rischioso.
Il Ministro dell’Interno italiano ha ricevuto un chiaro segnale di queste preoccupazioni durante una riunione a Bruxelles del “Gruppo di Berlino“, un forum che include Italia, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Svezia, Spagna e Belgio. La riunione, alla quale ha partecipato anche la Commissaria UE Ylva Johannsson, era focalizzata sull’approvazione del Patto su asilo e migranti e sulla questione dell’allerta terrorismo.
A margine del summit, sono state sollevate questioni sul protocollo italo-albanese, in particolare se il Consiglio dei ministri avrebbe apportato modifiche all’accordo. La cautela della Commissione UE emerge dalla decisione di attendere la formulazione definitiva dell’accordo prima di esprimere un giudizio finale. Tuttavia, sono state espresse preoccupazioni sia politiche che legali.
Dal punto di vista politico, il focus è sulla quantità di migranti e richiedenti asilo che arrivano in Italia ogni anno. Sebbene l’Italia preveda un record di arrivi quest’anno, la percezione generale è che la situazione non giustifichi una misura di tale portata, specialmente considerando la situazione in Germania, Francia e nei paesi dell’Est europeo.
L’aspetto legale riguarda invece la “tenuta” del sistema albanese. L’ultimo report dell’UE ha evidenziato deficit strutturali in Albania, incluso un alto tasso di corruzione. Queste criticità sollevano dubbi sulla capacità dell’Albania di gestire efficacemente l’accordo, specialmente in termini di rispetto dei diritti europei nei centri per migranti.
In aggiunta, vi sono preoccupazioni sul possibile impatto legale di questo accordo. La Commissione ha sottolineato che i migranti recuperati in acque internazionali non sono sottoposti alla legge dell’Unione. Tuttavia, una volta in Albania, saranno amministrati secondo la normativa italiana e quindi soggetti al controllo europeo. Ciò potrebbe portare a ricorsi immediati e numerosi alla Corte di Giustizia europea.
Il Ministro dell’Interno italiano, parlando alla Camera, ha minimizzato queste difficoltà, enfatizzando l’innovatività del protocollo e l’obiettivo del governo di fermare le partenze. Tuttavia, ulteriori preoccupazioni emergono dopo che l’opposizione albanese ha denunciato l’accordo alla Corte costituzionale, suggerendo che l’accordo potrebbe trovarsi su un terreno molto instabile.