
La notte appena trascorsa all’ospedale di Tivoli è stata un vero e proprio incubo. Una delle volontarie intervenuta questa notte, in un post su Facebook, ha raccontato la terribile vicenda: “Abbiamo fatto tutti il possibile. Ci perdonino le anime di chi non siamo riusciti a raggiungere in tempo… Che la terra vi sia lieve”
I parenti delle vittime sono però infuriati: “Vogliamo chiarezza sulle cause della morte di nostra madre. Ci hanno detto che è morta nel momento in cui è scoppiato l’incendio, ma non per il fumo”. Queste le dichiarazioni invece, dei familiari di Giuseppina Virginia Facca, uno dei pazienti morti durante l’incendio scoppiato all’ospedale di Tivoli.
Leggi anche: Incendio all’ospedale di Tivoli: pazienti morti, centinaia di sgomberati. Anche bambini
Nella notte a Tivoli un vero e proprio inferno

Sono circa duecento le persone evacuate dall’ospedale di Tivoli dove ieri sera è divampato un incendio. I pazienti, a seconda delle criticità e delle esigenze, sono stati ricoverati in vari ospedali della capitale. Almeno uno dei pazienti sarebbe stato trovato morto per la mancanza di ossigeno. Oltre alle tre vittime decedute per l’incendio, è stato estratto il quarto corpo di una persona già morta, che era tenuto nella camera mortuaria.

Nel frattempo, per i quattro anziani è stata disposta l’autopsia per accertare le cause del decesso. Le altre tre vittime sono Pierina Di Giacomo e Romeo Sanna di 86 anni ed Emilio Timperi di 76 anni.
Leggi anche: Ragazzo uccide i genitori e brucia la casa, è choc: il 15enne era scomparso dopo l’incendio
La testimonianza della volontaria: “Abbiamo fatto tutto il possibile”
La volontaria che ha raccontato la notte appena trascorsa, ha sottolineato la gravità della situazione: “Si potrebbero dire tante cose, infinite, ma a cosa servirebbe? Una grande disgrazia che non doveva accadere e che si poteva e doveva evitare. Perché un ospedale dovrebbe offrire cure, serenità, assistenza, conforto. In 12 anni di volontariato e 32 di vita, purtroppo questa è stata una delle notti più tristi. Credetemi non è bello vedere gli occhi di un malato che trasmettono la pura paura di morire. Paura che gli sale ancora di più quando ti vedono entrare nelle stanze buie con il casco in testa, il respiratore sulla bocca e la divisa antincendio addosso”.
Un racconto struggente quello della 32enne che si conclude così: “Sentire persone che gridano, persone che pregano pensando che quella sia la loro ultima preghiera. Telefoni dei pazienti che squillano perché i loro cari sono in estrema preoccupazione, cercare di rispondere a più chiamate possibili per dare un sospiro di sollievo a chi ha l’anima in pena per il proprio caro ricoverato. Pavimento e pareti che emanano calore. Non puoi farti prendere dallo sgomento perché hai interi reparti da svuotare, scendendo e salendo ripetutamente 4/5 piani a piedi, portando pazienti sui lenzuoli adibiti a barelle. Vedere medici e infermieri che cercano di mantenere ordine e signorile pazienza in mezzo al fumo nocivo che ha invaso corridoi e stanze”.
Un racconto dell’orrore che ben esplica la pena di chi, stanotte, ha fatto il possibile nonostante la gravità dell’incendio.