Vai al contenuto

Amarcord nuovo millennio: il dolce ricordo degli anni ’70

Pubblicato: 11/12/2023 12:18

Solitamente le rimpatriate tra amici di scuola sono di una tristezza che spegne le sinapsi. Ma a volte avviene il miracolo, il ricordo di un tempo che fu può diventare lieve e dolce, condito di aneddoti taciuti o rimossi. Allora sembra che la macchina del tempo di Ritorno al Futuro, la mitica DeLorean, si rimetta in moto, portandoci in un Amarcord diverso da quello felliniano del dopoguerra, in cui tabaccaie tettone e irregipettate turbavano gioventù edipiche.

Un Amarcod di cantine buie, calzette rosse e vespini

Nei ricordi giovanili della mia generazione, a metà tra gli anni settanta e gli ottanta, le ragazze avevano seni piccoli e a volte, insperate, non avvolti da nulla sotto la camicetta. C’erano le efelidi che piacevano, ed era tutto un innamorarsi di biondine e brunette, come la Roberta della pubblicità. Era tutto tenue, diminutivi a gogò, lontano dai fianchi larghi alla Anita Ekberg. E c’erano i vespini, a volte truccati, altre solo smarmittati, a condurci sotto le loro case, in tentativi di contatto vani, spesso e volentieri. Ma talvolta il blitz, senza smartphone, messaggini, Instagram e cose varie, riusciva, e il soggetto, e non oggetto come oggi, del desiderio scendeva giù dal fortino difeso dai genitori. Succedeva sempre poco, sguardi muti, frasi stupide, smozzicate, e dopo innumerevoli tentativi i più fortunati, protetti dagli Dei che traducevamo in greco antico, avevano in premio un bacio a sfioro. La lingua era solo quella in salsa verde, a parte quella di qualche amazzone più disinibita che ascoltava i Pink Floyd o il Battisti della Canzone del sole. Tutti sognavamo quella cantina buia e le calzette rosse, e arrossivamo, o ridevamo stupidi e nervosi, alla strofa in cui si diceva “ferma ti prego la mano”.

Senso del pudore, del peccato, dell’orgoglio spesso ferito, certo non ci spingevano a toccarle le donne. Eravamo tutto sommato una generazione diversa, post sessantottina, gentile e disponibile con l’altro genere, noi maschietti del tempo. Magari troppo rarefatti, e questo si vede nella generazione successiva dei nostri figli. Vivevamo con delle certezze, studia e poi lavori, magari non quello dei sogni, non tutti potevano essere Paolino Rossi o Simon Le Bon. Avevamo un Johnny Deep dentro, aspettavamo su quella vespa il vento del Nord di Chocolat, attendendo che la biondina della classe accanto ci notasse, finalmente.