
Ci siamo tanto abituati a vedere, sentire, narrare le Ombre di questa città antica, imperiale, sdrucita, a volte maleodorante: Palermo la ex Felicissima, di cui spesso non riconosciamo più le Luci. È più usuale, comprensibile parlare di violenza, che sia patriarcale o mafiosa, giovanile o di genere, di sparatorie o stupri, degrado morale o povertà educativa. Brutture, storture e orribili storie fanno audience, purtroppo, sul Brutto, che non è quello estetico di Rosenkranz, ma Brutto sul serio. E poi, all’improvviso, dietro un angolo, in uno scorcio dell’imprevedibile, entrando in un Palazzo, vedi Luce, luminosità che scaccia le Ombre di Palermo.
La Palermo Felicissima a Piazza delle Vergogne
A Palazzo Bonocore, di fronte all’evocativa Piazza delle Vergogne – che ospita anche il Comune – c’è una mostra che ci fa rivivere, in maniera interattiva, immersiva, ricercata, la Palermo Felicissima, quella dal 1870 alla Prima Grande Guerra. la Belle Epoque, solo cento anni fa, e non un’era del Pleistocene, come sembra percepire la città. Che la mostra non sia solo molto bella, ma anche intelligente, in un momento culturale in cui libri, serie televisive, piattaforme digitali, illustrano i fasti dei Gattopardi e dei Florio, è chiaro come i putti del Serpotta. Ma la vera Luce di questa storia della Palermo di oggi è merito, in tutto e per tutto, di giovani donne e uomini, rigorosamente sotto i 40 anni, che pensano, organizzano e gestiscono questo ed altri luoghi di Cultura dell’Isola. Capitale umano che non se n’è andato, oppure è tornato, e che, cosa rara, si prende in mano pezzi di una città da sogno, di un’isola del Sole, Luce per eccellenza, e la ricuce dove è sdrucita, la riporta in vita, usando competenze e know-how del nuovo millennio. La Luce può essere accesa, in tutto quello che riguarda città e territori, solo da generazioni più giovani, le vecchie, abbarbicate ad una egoistica resistenza, hanno lo stoppino consumato. Prima si ritirano, in tutto, meglio è. Per chi sa scrivere, scriva memorie, per chi non lo sa fare legga quelle degli altri.