
La coalizione di centrodestra storicamente era tenuta incollata dal potere ma aveva un geniale artigiano del mosaico, Silvio Berlusconi, il quale avendo a libro paga tutto il partito poteva concedere spazi agli alleati nelle Regioni. L’attuale centrodestra può rimanere – seppur litigando – insieme in Parlamento, ma oggi la vera classe dirigente, i parlamentari sono cooptati: stanno sulle Regioni e su quelle soddisfano i loro più o meno voraci appetiti.
Elezioni regionali? Potrebbero essere un guaio per il centrodestra
Pertanto le prossime regionali saranno fortemente divisive per il centrodestra. Se un Salvini o un Tajani non riescono a difendere i territori, a causa della naturale ambizione delle truppe crescenti di FdI, rischiano la leadership dei rispettivi partiti. Zaia, Cirio, Bardi, Fontana, Solinas e soci chiederebbero la loro testa. Per cui tra il 2024 e l’anno successivo il centrodestra è destinato a saltare comunque, qualsiasi sia l’esito delle elezioni europee. Per questo, nonostante la sua capacità collante, Berlusconi si era inventato il PdL, per compensare frazionismi interni alla coalizione e diminuire la competizione sfrenata. Ma il partito unico del centrodestra non è mai decollato, e la Meloni non ha la mercede per tutti. Se ci fosse in Italia un election day, in cui tutto si tiene e si spartisce, forse una quadra si terrebbe, ma con elezioni a turni differenti in cui nessuno si fida dell’altro è difficile tenere insieme una coalizione. A sinistra infatti nemmeno ci provano.