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Altro che Draghi, Giorgia vuole Lollobrigida in Europa

Pubblicato: 11/01/2024 17:11

Meloni starebbe preparando un rimpasto di governo per favorire Lollobrigida in Unione europea al posto di Draghi. In vista delle elezioni elezioni europee di giugno, è già scattato il toto-poltrone. La premier farà valere il suo peso e i suoi contatti per ottenere un posto di prestigio in Commissione. Ma l’ipotesi di un incarico a Bruxelles per l’ex governatore della Bce rischia di complicare i suoi piani.
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Giorgia Meloni

Le grandi manovre di Meloni in vista delle Europee

Nel periodo di crisi più nera dopo la pandemia per l’Unione europea, è arrivato l’addio anticipato del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Il belga belga ha deciso che si candiderà a un seggio da eurodeputato. Questa eventualità ha scatenato le grandi manovre dei governi europei in vista delle elezioni.

Mario Draghi è da tempo in lizza per un ruolo di prestigio nelle istituzioni europee. L’ex governatore della Bce, però, potrebbe rovinare il gioco alla presidente del Consiglio italiana, che punta anche lei a una bandierina di prestigio nella Commissione Ue di prossima formazione. Un seggio che avrebbe previsto a uno dei suoi ministri più: Francesco Lollobrigida o Raffaele Fitto, presto in esubero se le rate del Pnrr saranno garantite. Il che potrebbe fa scattare a sua volta un rimpasto di governo.

Draghi superbonus
Mario Draghi

Il peso di Draghi

Il Financial times ha incoronato Draghi proprio per il posto lasciato vacante da Michel. Fonti di corridoio europee hanno in altissima considerazione l’ex presidente Bce. Un ruolo prestigioso per molti, ma non per il “suo” governo: l’Italia rema contro questa ipotesi, infatti. E la macchinazione meloniana ha buone chance per riuscire, visti i vari incastri di potere che potrebbero mettersi in atto.

Il concetto è quello dei “top jobs”. Gli incarichi principali nelle istituzioni Ue sono cinque: i presidenti di Commissione, Consiglio e Parlamento, l’Alto rappresentante per la politica estera e il governatore della Banca centrale europea. C’è chi aggiunge anche il presidente dell’Eurogruppo, mentre di recente ha assunto un ruolo di primo piano la presidenza della Bei, la Banca europea per gli investimenti.

Bce, Eurogruppo e Bei sono già assegnate. Restano gli altri quattro incarichi di vertice, che nella prassi in voga a Bruxelles vengono decisi in un unico pacchetto al termine di negoziati dove i contatti e la nomea contano molto.

Il trio di maggioranza nella Ue

Stando agli ultimi sondaggi, l’attuale trio di maggioranza dovrebbe mantenere, anche se a stento, il controllo del Parlamento europeo. Si tratta di popolari (Ppe), socialisti (Pse) e liberali (Renew). Il Ppe dovrebbe restare il primo partito europeo e potrebbe nominare uno dei suo rappresentanti alla presidenza di Strasburgo, oppure cedere il diritto ai socialisti, nel quadro di un negoziato sui top jobs.

Il nome più accreditato è ancora quello di Roberta Metsola, l’attuale presidente e apprezzata da molti, anche al di là del suo partito, il Ppe. Il suo nome, però, è talmente spendibile che la si vede bene anche per succedere a Ursula von der Leyen in capo alla Commissione.

Urusla von der Leyen, però, sta giocando disperatamente le sue partite per un rinnovo. Cosa complessa, perché non è scontato il sostegno di socialisti e liberali. Questi ultimi, terza forza del vertice europeo, rischiano di restare a bocca asciutta, e tenteranno dunque di piazzare un nome di fiducia in uno dei top jobs. Tra questi spicca Therry Breton, sponsorizzato da un Macron in forte calo di consensi.

Le ambizioni italiane

Dove si colloca e con quale peso specifico l’Italia di Meloni in questo contesto? La presidente ha annunciato nella chiacchierata conferenza stampa di inizio anno di voler puntare a un ruolo di prestigio nei top jobs europei. L’ipotesi più spendibile è quella dell’Alto rappresentante della politica estera, figura a metà tra Commissione e Consiglio che l’Italia ha già ricoperto tra il 2014 e il 2019, con Federica Mogherini.

Difficile confermare un italiano all’Economia, perché vi si trova Paolo Gentiloni e nella prossima legislatura quella piazza sembra persa. Meloni deve dunque puntare ai Commissariati per la Concorrenza (visti i dossier caldi come Ita e Mps) o del Mercato interno, o ancora Energia. Uno dei papabili al ruolo di commissario è sicuramente Raffaele Fitto, già per tre volte eurodeputato e “inviato speciale” di Meloni in Europa. C’è poi il portafoglio dell’Agricoltura sul quale la premier potrebbe giocare la carta del ministro Francesco Lollobrigida.

Per fare questo, data la scarsa qualità della classe dirigente espressa da Fratelli d’Italia, si dovrà pensare a un rimpasto di governo. Opzione che Meloni sembra gradire, perché significherebbe evitare che un top job vada a Draghi, chiudendole possibilità di manovra su altre piazze e imponendole un nome di fatto non digeribile per la presidente.