
La morte di Stefano Dal Corso, avvenuta il 12 ottobre 2022 nel carcere di Oristano, continua a essere avvolta nel mistero. L’esame macroscopico sul corpo, effettuato a 15 mesi dalla morte, non ha rivelato segni di percosse né la rottura dell’osso del collo, contraddicendo le ipotesi iniziali della procura di Oristano che indicavano tale rottura come causa del decesso.
Armida Decina, avvocato che assiste la famiglia Dal Corso, ha evidenziato queste discrepanze, smentendo la versione fornita dal medico intervenuto subito dopo il decesso nella cella numero 8 del penitenziario. Una situazione complicata dall’analisi postuma su un corpo deceduto da oltre un anno, rendendo difficile l’identificazione delle cause precise della morte.
Tuttavia, le recenti rivelazioni che escludono percosse sul corpo hanno portato l’avvocato Decina a dichiarare che la morte di Stefano Dal Corso potrebbe non essere stata causata dalla rottura dell’osso del collo. Un audio, due testimoni e una telefonata suggeriscono che la morte non sia avvenuta per impiccagione, come sostenuto dalla procura, ma a seguito di un pestaggio.
Questo sviluppo ha sollevato dubbi e sospetti, intensificati dal rifiuto dei magistrati di eseguire un’autopsia, nonostante le ripetute richieste. Dopo sette rifiuti e l’archiviazione del caso, l’autopsia è stata finalmente autorizzata e condotta all’ospedale Gemelli di Roma da un team di esperti, composto dal medico legale Roberto Demontis, Claudio Buccelli, Gelsomina Mansueto e Ciro Di Nunzio. Le condizioni non ottimali del corpo rendono tuttavia difficile determinare con precisione le cause del decesso, rendendo necessarie ulteriori analisi microscopiche e tossicologiche. I risultati definitivi saranno disponibili solo tra novanta giorni.
In attesa delle conclusioni definitive, rimangono aperte diverse ipotesi sulla causa della morte di Stefano Dal Corso, incluso un possibile suicidio per impiccagione come inizialmente sostenuto. Le indagini proseguono per far luce su questo caso complesso e carico di interrogativi.