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Strage di Erba, la lettera di Olindo e Rosa: “Su di noi bugie di ogni tipo”

Pubblicato: 12/01/2024 06:45
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“Non abbiamo diritto di parola”, così inizia la toccante lettera di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati per la strage di Erba e ora in attesa della decisione della Corte d’appello di Brescia sulla loro richiesta di revisione del processo. La lettera, letta ieri sera al Tg1, riflette la loro disperazione: “Sono 17 anni che nessuno ascolta quello che noi diciamo ad alta voce dal 10 ottobre 2007 quando abbiamo ritrattato le nostre false confessioni”.

La missiva, scritta principalmente da Olindo con qualche errore grammaticale, è stata consegnata dopo l’incontro di quest’ultimo con il suo tutore, Diego Soddu, nel carcere di Opera. Olindo e Rosa esprimono il loro sentimento di ingiustizia: “Per la maggior parte dei giornalisti siamo dei mostri. Non importa se per convincere l’opinione pubblica sono state diffuse bugie di ogni tipo”.

Le bugie secondo Olindo: dalle impronte digitali alle confessioni ritrattate

Una di queste “bugie”, secondo Olindo, riguarda le sue impronte digitali rinvenute sul quadro elettrico di casa Castagna, una notizia che lui smentisce categoricamente.

Olindo tocca poi la loro difesa durante il processo iniziale, descrivendo come lui e la moglie fossero incapaci di difendersi adeguatamente, con un avvocato d’ufficio quasi sempre silenzioso. Solleva il sospetto che altri possano essere coinvolti nel crimine, facendo riferimento a presunti scontri fra bande di spacciatori.

Il punto centrale della loro difesa si basa sulle confessioni ritrattate, con Olindo che descrive la pressione subita: “Poi all’improvviso, arrivano quei due carabinieri… dicendo che era meglio confessare perché avremmo avuto un forte sconto di pena, come succede ai pentiti di mafia“.

Questa lettera aggiunge un altro strato di complessità a un caso già intricato, sollevando interrogativi sulla giustizia e sulla verità in uno dei crimini più noti e dibattuti in Italia.

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2024 06:47