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Eriksson racconta della terribile malattia: “Lo scoprii così. Non voglio vivere nella miseria mentale”

Pubblicato: 18/01/2024 15:44

Qualche giorno fa l’ex allenatore della Lazio Sven-Goran Eriksson ha reso pubblico di essere affetto da un tumore incurabile al pancreas. Nicolò De Devitiis de ‘Le Iene’ si è recato in Svezia per consegnargli un video messaggio di alcuni giocatori della Lazio, e non solo, con cui nel 2000 riuscì a vincere lo scudetto. Mancini, Nesta, Nedved, Vieri sono solo alcuni dei nomi che portano lo stesso messaggio: “Forza Mister non mollare!”.

“Dal pancreas ha cominciato ad andare anche in altri organi, fegato, polmoni – spiega il 75enne tecnico scandinavo – È un tumore che non si può curare né operare, viene come uno shock. Se tu pensi a questo tumore tutti i giorni, tutti i minuti, tu diventerai matto. Io non ci penso molto e funziona. Io voglio continuare a vivere più a lungo possibile, ma non voglio vivere in una miseria mentale. Assolutamente no”.
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Le parole di Eriksson

Eriksson conferma che lo ha appreso all’improvviso, nessun campanello d’allarme: “Sono svenuto in cucina ed è uscito fuori che c’era un tumore”. De Devitiis gli chiede come passi le giornate l’ex allenatore affranto spiega che ha ridotto parecchio le sue attività dopo la terribile diagnosi.

Il suo ultimo incarico era stato nella dirigenza dell’IF Karlstad Fotboll, club militante nella terza serie svedese, dal quale si era dimesso per motivi di salute nel febbraio dello scorso anno: “Adesso faccio poco, da quasi un anno. Se tu devi essere direttore sportivo, comprare e vendere giocatori, hai bisogno di stare là sempre. Non posso fare questo. Devo fare controlli ogni due settimane per vedere se il tumore peggiora o no. Fino adesso va bene”.

“Vedo ancora le partite con papà che ha 95 anni”

Nonostante la terribile diagnosi, l’ex allenatore dello storico scudetto della Lazio del 2000, è apparso sereno: “La vita è bella, il calore che ho ricevuto è stato molto bello. Io sono fortunato, ho avuto un lavoro che mi piaceva, mi sento felice. Guardo ancora calcio in TV, quattro o cinque partite sabato e domenica. Viene qua anche mio papà, che sta per compiere 95 anni”.

E infine l’ultimo pensiero che spezza il cuore: “Spero che ci sia qualcosa lassù. Cosa mi ha insegnato questa malattia? Non dare per scontato che la vita sia sempre meravigliosa. Bisognerebbe essere preparati alle sconfitte, nel calcio come nella vita. Ma non siamo arrivati ancora al novantesimo minuto. Come vorrei essere ricordato? Come uno che ha tentato di educare giocatori, figli. Bravino come allenatore, un uomo perbene“.
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Ultimo Aggiornamento: 18/01/2024 20:07

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