
In un verdetto che ha segnato un capitolo cruciale nella storia giudiziaria italiana, la Corte d’Assise di Roma ha emesso una sentenza di condanna di 20 anni di reclusione nei confronti di Walter Biot, ex capitano di fregata della Marina Militare. Biot era stato arrestato il 30 marzo 2021 in flagrante mentre cedeva documenti classificati a un funzionario dell’ambasciata russa in un parcheggio di Roma, in cambio di 5 mila euro.
Il processo, svolto a porte chiuse, ha visto l’ex ufficiale fronteggiare gravi accuse di spionaggio e corruzione, tra le altre. In particolare, Biot è stato accusato di rivelare notizie la cui segretezza era vitale per la sicurezza nazionale. Il pubblico ministero Gianfederica Dito, nel corso del processo, aveva richiesto una pena di 18 anni, mentre la difesa, rappresentata dall’avvocato Roberto De Vita, ha cercato di contrastare le accuse.
Parti civili nel processo erano la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Difesa, che ora avranno diritto a un risarcimento.
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Attualmente è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere
Questa sentenza non è l’unico fronte giudiziario per Biot. Attualmente detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, egli è anche sotto processo presso i giudici militari d’Appello. In precedenza, il 9 marzo, il tribunale militare di Roma lo aveva condannato a 30 anni per una serie di capi d’accusa correlati allo spionaggio e alla rivelazione di informazioni segrete, con la pubblica accusa che in quel caso aveva addirittura proposto la pena dell’ergastolo.
La vicenda di Biot ha sollevato interrogativi profondi sulla sicurezza nazionale e le procedure di gestione delle informazioni segrete in Italia, ponendo l’accento sull’importanza di sistemi di controllo efficaci e sulla necessità di bilanciare la sicurezza con la trasparenza nell’ambito della difesa nazionale.
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