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Matteo Messina Denaro fu fermato dalla polizia anni prima dell’arresto, ma non venne riconosciuto

Pubblicato: 25/01/2024 15:56

Il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, ha condiviso con gli studenti di Casal di Principe (Caserta) un racconto sorprendente sulla latitanza del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Durante un incontro nella villa confiscata di Casa Don Peppe Diana, dedicata al sacerdote ucciso il 19 marzo 1994, de Lucia ha raccontato come, sette anni prima del suo arresto, Messina Denaro fosse stato fermato a un posto di blocco in provincia di Trapani, senza essere riconosciuto dai carabinieri.Gli studenti, che avevano studiato il libro “La Cattura – i misteri di Matteo Messina Denaro e la mafia che cambia”, scritto da de Lucia e l’inviato di Repubblica Salvo Palazzolo, hanno avuto l’opportunità di porre domande agli autori, immergendosi così nei dettagli di una vicenda ancora avvolta nel mistero.

Matteo Messina Denaro “padrone del suo mondo”: non lo fermarono neanche i posti di blocco

De Lucia ha sottolineato come, nonostante le sue foto fossero vecchie e non aggiornate, Messina Denaro si fosse sentito sicuro nel suo territorio, contando anche sull’aiuto di chi lo avvisava sui movimenti degli investigatori: “Nel territorio del Trapanese, il suo territorio, aveva vissuto a lungo, sicuro di non essere scoperto. Indagando dopo il suo arresto abbiamo scoperto che il boss era stato addirittura fermato a un posto di blocco, sette anni fa, in provincia di Trapani. Ma non fu riconosciuto dai carabinieri che controllarono il suo documento, tutto sembrava in regola”.Nel suo intervento, de Lucia ha anche evidenziato la necessità di non apportare modifiche al sistema delle misure di prevenzione, considerando che, nonostante i colpi subiti, Cosa Nostra cerca costantemente di riorganizzarsi e arricchirsi, specialmente attraverso il traffico di stupefacenti. Salvo Palazzolo, coautore del libro, ha aggiunto che il rischio maggiore oggi è quello di non comprendere l’evoluzione della mafia. Ha ricordato come figure come Don Peppe Diana in Campania e Don Pino Puglisi in Sicilia fossero state voci solitarie nella lotta contro la mafia, invitando la Chiesa e la società civile a un’azione più attiva. La loro solitudine e il loro coraggio, purtroppo, li portarono ad essere uccisi. Palazzolo ha sottolineato l’importanza di non sottovalutare la mafia “tornata silente” che si infiltra nell’economia e nella politica. Ci dobbiamo interrogare” ha spiegato Palazzolo “su come sia stato possibile che abbia trascorso trent’anni in latitanza. Oggi, l’impegno della procura di Palermo è quello di individuare chi ha favorito Messina Denaro”.

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2024 16:24