Di fronte ai pm che lo accusano di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, per un totale di 700mila euro, Vittorio Sgarbi ha garantito che salderà il conto con l’agenzia delle entrate. Tra Natale e Capodanno, il sottosegretario alla Cultura era stato interrogato per evasione fiscale in procura, a Roma.
L’impegno di Vittorio Sgarbi: “Salderò tutto”
Una promessa che ad oggi non sarebbe stata ancora onorata, tuttavia è possibile che Sgarbi manterrà nei prossimi giorni. Ad ogni modo c’è da chiedersi se, questa ipotetica mossa, avrà poi un peso sull’esito dell’inchiesta dei magistrati Mario Dovinola e Francesco Saverio Musolino?
Il caso ruota attorno a un quadro dei primi del Novecento. Nell’ottobre 2020, Sabrina Colle, la compagna del politico si aggiudica in un’asta «Il giardino delle fate», del maestro Vittorio Zecchin. Ma per il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Roma, Colle avrebbe agito per conto di Sgarbi allo scopo di aggirare il fisco. Il sottosegretario aveva una serie di debiti con l’erario e avrebbe preferito non intestarsi questa opera d’arte, questa la tesi. (Continua a leggere dopo la foto).
Sgarbi, lo scorso ottobre, quando era stata data la notizia dell’inchiesta, aveva spiegato che si trattava di «sequela di bugie» che procurano «un grave danno reputazionale mio e di tutti gli altri soggetti citati, accomunandoli a ipotesi di reato che, in quanto fondate su presupposti falsi, configurano una grave calunnia per la quale, adesso, si renderà necessaria anche una denuncia alla Procura della Repubblica». Adesso, però, il critico d’arte ha comunicato agli inquirenti di voler saldare i conti in sospeso con l’agenzia delle entrate.
Le opere d’arte nel mirino delle Procure
La vicenda de «Il giardino delle fate» non è l’unica opera d’arte finita nel mirino delle procure. A metà gennaio, infatti, Sgarbi ha subito il sequestro di una tela attribuito al pittore del Seicento senese Rutilio Manetti: in questo caso è indagato per riciclaggio di beni culturali. Al centro della vicenda c’è una tela del 1600 rubata nel castello di Buriasco (Torino) denunciato dalla proprietaria Margherita Buzio il 14 febbraio 2013 ai carabinieri di Vigone. L’accusa per Sgarbi è aver compiuto sullo stesso dipinto, in concorso con persone ignote, una modifica all’opera facendo nella tela una torcia. Il critico d’arte ha sempre respinto ogni accusa sostenendo di averlo rinvenuto in un immobile acquistato dalla fondazione Cavallini-Sgarbi. Un’opera che poi venne esposta nel 2021, presentata come un inedito di Rutilio Manetti, a Lucca nella mostra curata da Sgarbi dal titolo «I pittori della luce». Il critico ha più volte ribadito che il quadro di Rutilio Manetti è suo e che «la fiaccola c’è sempre stata» mentre quello rubato a Buriasco «è una brutta copia».