
La scena politica siciliana è stata scossa oggi da una profonda crisi di governo. Fratelli d’Italia (FdI) si è schierata sulle barricate dopo la bocciatura, avvenuta questo pomeriggio, di una norma salva-ineleggibili da parte del Parlamento regionale. La norma avrebbe dovuto “sanare” la posizione di quattro deputati (tre di FdI e uno dell’opposizione) attualmente soggetti a giudizi nei tribunali di competenza, a seguito di ricorsi presentati dai primi dei non eletti due anni fa.
La tensione è salita quando, nonostante la presenza in aula del governatore Renato Schifani, la norma è stata cassata grazie all’opposizione di dieci franchi tiratori del centrodestra, con Lega e Democrazia Cristiana in prima fila. La situazione si è complicata ulteriormente a causa delle recenti nomine dei manager di aziende e ospedali, decise dal governo Schifani. Queste nomine sono avvenute in serata, in assenza degli assessori di FdI, impegnati in un vertice di partito e in polemica con il resto della coalizione dopo il fallimento della salva-ineleggibili.
Le fonti di FdI, citate dall’ANSA, hanno espresso forte dissenso: “La decisione del presidente Renato Schifani di nominare i manager della sanità in Sicilia senza la presenza degli assessori di Fratelli d’Italia apre la crisi di governo”. I nomi dei manager designati sono stati resi noti in serata, su proposta dell’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, che ha operato in attesa del completamento dell’iter con il parere della commissione Affari istituzionali dell’Ars.
Assessori FdI contro Schifani, tensioni interne
Gli assessori di FdI hanno disertato la riunione dell’esecutivo, segnalando un netto disaccordo con le scelte del governo Schifani. La tensione interna a Fratelli d’Italia riguarda anche la selezione dei manager, che è stata fonte di divisioni tra due fronde interne al partito. Questo confronto ha avuto un impatto diretto sui lavori parlamentari e sulle norme in discussione, culminando nel rifiuto della salva-ineleggibili.
Inoltre, la riforma delle Province, che prevede la reintroduzione del voto diretto nonostante la legge Delrio sia ancora in vigore, è stata rinviata in commissione Affari istituzionali per “approfondimenti”. Questa decisione, presa in seguito a un accordo di maggioranza raggiunto in un vertice di coalizione coordinato dal governatore, è ora messa in discussione dai meloniani, sebbene la riforma sia parte integrante del programma di governo del presidente Schifani.