Gli Stati Uniti hanno lanciato una serie di attacchi aerei in Siria e Iraq contro milizie sostenute dall’Iran, come risposta al raid mortale che ha ucciso tre soldati statunitensi in Giordania. Questa mossa rappresenta l’inizio di una risposta “a gradini” annunciata da alti funzionari USA, segnalando che le rappresaglie non si esauriranno con un singolo attacco, ma proseguiranno nel tempo. Gli obiettivi iniziali includono quartier generali di comando e controllo, depositi di munizioni e altre strutture rilevanti. Queste azioni sono state intraprese poche ore dopo che il Presidente Biden e i leader della difesa hanno assistito alla cerimonia di rimpatrio delle salme dei tre soldati della Riserva dell’Esercito presso la base aerea di Dover, in Delaware.
Gli attacchi si sono verificati in un contesto di crescenti tensioni nella regione, comprese le minacce a navi commerciali civili e a navi da guerra statunitensi da parte di milizie sostenute dall’Iran, utilizzando droni o missili. Questa escalation di violenza segue il conflitto tra Israele e Hamas, che ha coinvolto anche altri paesi e causato migliaia di vittime civili. In risposta all’attacco su Tower 22, l’avamposto in Giordania dove i soldati americani sono stati uccisi, gli Stati Uniti stanno valutando una risposta più ampia che potrebbe includere l’attacco a leader delle milizie in Siria, Yemen e Iraq.
In aggiunta, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha imposto nuove sanzioni a una rete di aziende in Iran e Hong Kong accusate di assistere l’Iran nell’acquisizione di tecnologia per armi balistiche e droni, nonché sanzioni contro sei funzionari iraniani per presunte attività cibernetiche malevole contro infrastrutture critiche negli Stati Uniti e in altre nazioni.
Questa serie di eventi sottolinea l’intensificarsi delle tensioni tra gli Stati Uniti e le milizie sostenute dall’Iran nella regione, con potenziali implicazioni per la sicurezza globale e la stabilità nel Medio Oriente.
