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Battisti era democristiano

Pubblicato: 07/02/2024 08:13

Per anni ci sono state polemiche fortissime sulle idee politiche del più grande poeta moderno italiano, Lucio Battisti. Chi lo definiva addirittura di destra, perché non frequentava i cantautori di sinistra, i salotti borghesi capitolini, che ai suoi tempi erano in auge. Altri invece lo definivano qualunquista perché nazionale popolare e commerciale solo perché le sue canzoni, di senso comune nei politicizzati anni settanta, piacevano alla maggioranza relativa degli italiani. Come la DC.

Capisco che la mia tesi è ardita, e solleverà polemiche, ma secondo me Battisti era democristiano. Un uomo libero ma dotato di senso comune, come moltissimi di coloro che votavano DC. E forse proprio per questo l’unica canzone che so suonare è la canzone del Sole.

La mia tesi poggia principalmente su una delle sue più belle canzoni, Il mio canto libero. Già il titolo, che parla di libertà, valore fondante del partito popolare di Sturzo, con il suo appello ai liberi e forti. Sembra un inno alla scomparsa, partiticamente, della Democrazia Cristiana.

In un mondo che
Non ci vuole più
Il mio canto libero sei tu

Il mondo politico italiano, la sua residuale classe dirigente, cooptata ed ascara, quindi non libera, non ci vuole più, noi Mohicani democristiani, rifugge la rappresentanza democratica tipica democristiana, popolare e proporzionale.


E l’immensità
Si apre intorno a noi
Al di là del limite
Degli occhi tuoi

L’immensità sono le praterie del consenso, o dell’astensione, oggi che non c’è più una offerta politica che traguardi quell’esperienza politica.

Nasce il sentimento
Nasce in mezzo al pianto
E s’innalza altissimo e va
E vola sulle accuse della gente
A tutti i suoi retaggi indifferente
Sorretto da un anelito d’amore
Di vero amore

Era questo il sentimento di un popolo che piangeva i morti di una guerra liberticida, e della oppressione fascista, e cercava un anelito d’amore, di speranza, di progresso, non certo il vangelo di Stalin e soci. Che non voleva più divisioni o guerre civili, infuocate dalle accuse della gente, il qualunquismo italico, a cui si opponeva una coscienza democratica di popolo.

In un mondo che (pietre un giorno case)
Prigioniero è (ricoperte dalle rose selvatiche)
Respiriamo liberi, io e te (rivivono ci chiamano)
E la verità (boschi abbandonati)
Si offre nuda a noi (perciò sopravvissuti vergini)
E limpida è l’immagine (si aprono)
Ormai (ci abbracciano)

E la verità si offre nuda a noi. Qui c’è tutto il richiamo al senso cristiano, il vangelo è verità, ed il solidarismo cattolico si respira nell’accoglienza di chi è prigioniero, di idee sbagliate, falsi idoli, settarismi.

Nuove sensazioni
Giovani emozioni
Si esprimono purissime
In noi

Qua grande è l’impeto di un mondo nuovo, per i giovani che negli anni sessanta, in pieno boom economico, vogliono vivere appieno le loro emozioni, ma in maniera pura e non tormentata da droghe o allucinogeni di matrice ideologica.

La veste dei fantasmi del passato
Cadendo lascia il quadro immacolato
E s’alza un vento tiepido d’amore
Di vero amore
E riscopro te

Qui invece c’è l’analisi, tiepida, assolutoria, del fascismo, la veste dei fantasmi del passato. La DC aveva perdonato i tanti che si erano invaghiti o assuefatti al fascismo, emendandoli con amore, con il senso della riconciliazione nazionale.

Dolce compagna che
Non sai domandare ma sai
Che ovunque andrai
Al fianco tuo mi avrai
Se tu lo vuoi

il senso è quello dell’appartenenza, tipico dei democristiani adulti, i quali sapevano che la loro compagna, la DC, tradiva a volte le idee, ma erano, eravamo, lealmente accanto a lei, ovunque andasse nel suo peregrinare, nelle sue alleanze e compromessi.

Pietre un giorno case
Ricoperte dalle rose selvatiche
Rivivono
Ci chiamano
Boschi abbandonati

Qua c’è una profezia di riscatto. Quel mondo abbandonato, ricoperto da rose selvatiche, quella casa democristiana, ora rudere, può rivivere.

In un mondo che
Prigioniero è
Respiriamo liberi
Io e te
E la verità
Si offre nuda a noi
E limpida è l’immagine
Ormai

È qui, all’improvviso direbbe Lucio, sovvengono le motivazioni di una “Rinascita” democristiana. Perché il mondo è prigioniero di menzogne e fake news, di una globalizzazione selvaggia, e di un individualismo autodistruttivo, e la verità dell’identità di un popolo, del suo  pensiero naturale, si offre ormai nuda e limpida innanzi a noi. Solo che i meccanismi di una legge truffa, un trucco elettorale, ci spingono ad essere strabici negli estremismi politici, e non focalizzati nel centro della visione, la via maestra.

E riscopro te (DC).

È un inno. Ai dioscuri democristiani della diaspora suggerisco di adottarlo, solo solo per la stupenda musicalità rispetto a certe canzonette idolatre di leaderismi. Ma tutta la biografia musicale di Lucio Battisti ha delle assonanze con il sentimento democristiano. Quanto si somigliano le convergenze parallele con le discese ardite e le risalite? Oppure “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” sembra il doroteismo che si muoveva con un annacamento tra tesi, ipotesi, e compromessi correntizi. E nel finale di stagione il volto mesto di Martinazzoli non assomiglia a dove c’è un uomo che muore di vendo casa?

Ma soprattutto quanto era confessionale quel ferma ti prego la mano della canzone del Sole. Quando capii a 12 anni il senso di quelle parole, che sapevano di peccato e pentimento, c’era tutto il sentimento di un popolo che peccava, tradiva il senso civico, magari non pagava le tasse, ma lavorava, faceva il militare, non si asteneva ed andava a votare in massa. DC, of course.

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Ultimo Aggiornamento: 07/02/2024 08:19