
La politica statunitense sferra un nuovo pesante attacco ai social network, al centro di gravi accuse sulla mancata sicurezza per i minori che li frequentano. Mentre il presidente Biden sbarca con il suo primo video su TikTok, il potente strumento tecnologico della “nemica” Cina. Nei giorni scorsi, scarsamente recepito e segnalato dai principali media italiani in tutt’altre faccende affaccendati, è tornata prepotentemente attuale la discussione sulla protezione dei minori nell’online. Mark Zuckerberg di Meta, e altri ad e ceo dei maggiori social network presenti negli States, sono finiti (o meglio, tornati) al centro di gravi accuse. Tanto da spingere il fondatore di Facebook a chiedere scusa ai genitori di alcuni giovani vittime di abusi attraverso il web, presenti all’udienza che si è tenuta davanti ai membri del Congresso americano.
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L’audizione dei responsabili delle principali multinazionali del web ha visto presenti, oltre a Zuckerberg, i primi dirigenti Shou Zi Chew di TikTok, Evan Spiegel di Snapchat, Linda Yaccarino di X (ex Twitter) e Jason Citron di Discord (piattaforma per chat e messaggistica istantanea molto diffusa tra i giocatori online). Al centro del dibattito, o meglio al centro dell’accusa come in un’aula di tribunale, le politiche di protezione dei minori (poco) adottate dalle piattaforme. Tanto che il senatore repubblicano Lindsey Graham (Carolina del Sud) è arrivato ad accusare i dirigenti dei social network di avere “le mani sporche di sangue”.

Come ripreso, tra i pochi, dal sito Trend-online.com che approfondisce temi di economia e finanza, durante l’udienza al Senato americano “l’attenzione si è concentrata sulla protezione dei bambini dallo sfruttamento sessuale online. Le piattaforme sono state criticate per non aver implementato misure efficaci per salvaguardare i minori da abusi e pericoli sul web”. Oltre a quelli a sfondo sessuale, figurano cyberbullismo e body-shaming con casi estremi che hanno portato anche al suicidio di adolescenti vittime del fenomeno. Dietro ai dirigenti, le famiglie delle vittime rappresentavano “un silenzioso ma potente monito sulle conseguenze reali che la mancanza di sicurezza sui social può comportare”.
Non sono mancati dei casi specifici, citati come esempio dagli stessi senatori, sulle mancate protezioni. Di fronte alle accuse, i vari amministratori delegati hanno tentato di scusarsi e di giustificare le politiche delle loro aziende. E se le stesse scuse pronunciate da Zuckerberg hanno portato a riconoscere le sofferenze causate, la questione è sul piatto. Dopo innumerevoli segnalazioni e sollecitazioni, ora le piattaforme devono implementare delle misure efficaci per prevenire ulteriori danni. Così hanno promesso l’introduzione di nuovi strumenti per la tutela dei minori, ma forse mai come stavolta si sono resi conto che gli annunci potrebbero non bastare.
Servono misure di contrasto concrete e immediate, trasparenti, per limitare l’uso dei social partendo da una data soglia di età per i minori. I quali spesso ignorano gli “avvisi” introdotti dalle piattaforme sulla richiesta di una determinata età anagrafica per l’accesso. Diverse sono state le proposte di legge citate nell’audizione, ma non sono apparse sufficienti. Mancherebbe, in prima istanza, una misura di legge che imponga alle aziende il rispetto – e i relativi controlli – di norme più restrittive per proteggere i più giovani e quelli che tra questi sono più vulnerabili. Il freno a tutto questo, ovviamente, è la perdita di profili (quindi numeri, quindi dati, quindi advertising e monetizzazione) che le piattaforme social devono mettere nel conto.
Anche se il collegamento tra gli argomenti può risultare azzardato, va segnalato che intanto ieri Joe Biden è arrivato su TikTok dopo aver inaugurato il suo profilo, che si chiama bidenhq per supportarlo insieme alla sua vice Kamala Harris nella campagna presidenziale. In vista del voto del primo martedì di novembre 2024, Biden ha colto l’occasione della finale del Superbowl (il campionato di football americano), evento televisivo più importante dell’anno, per sbarcare sul social TikTok. Il video mostra il presidente Usa che risponde ironicamente a domande sul football e sulla famiglia di Travis Kelce, il giocatore dei Kansas City Chiefs (vincitori del Superbowl) compagno della cantante Taylor Swift. E’ apparso più serio però quando gli chiedono di scegliere tra lui e Trump: “Stai scherzando? Biden”.
Questi video su TikTok non saranno visibili da tutti. L’amministrazione Biden ha vietato l’uso di questa app sui telefonini dei dipendenti federali per motivi di sicurezza nazionale: il social più diffuso (dopo YouTube) tra gli adolescenti americani. Essendo questo di proprietà cinese, gli stessi dirigenti Usa temono che alcuni dati possano essere trattati da ByteDance, l’azienda di Pechino proprietaria di TikTok. E chissà se Biden al momento di iscriversi sulla piattaforma cinese ha cliccato “accetto tutto” per le norme sulla privacy.