
Un Parlamento europeo non del tutto pieno, quello che ha accolto Yulia Navalnaya, moglie di Aleksej Navalny. E che ha mostrato, come spesso accade, due facce: da un lato quella entusiasta di chi è scattato in piedi per tributare un lungo e caloroso applauso alla vedova dell’oppositore di Putin, dall’altro la reazione molto più fredda di una parte dei banchi. Sopratutto quelli occupati da esponenti di destra. Quando, per decine di volte, il battito delle mani ha interrotto il discorso della vedova di Navalny, i meno impegnati sono stati i rappresentanti del gruppo Identità & Democrazia, al quale appartiene anche la Lega di Matteo Salvini. Poco entusiasmo anche tra i conservatori di Ecr, con l’eccezione degli italiani che si sono invece mostrati partecipi. Tra una standing ovation e l’altra, Navalnaya è riuscita a completare il suo intervento. Un discorso, ovviamente, con un bersaglio preciso: Vladimir Putin.

“Il funerale di mio marito– ha detto la signora Navalnaya, visibilmente commossa – avrà luogo venerdì e non so ancora se sarà pacifico o se la polizia arresterà coloro che saranno venuti a salutare Aleksej. Molti hanno la sensazione che Putin non possa essere sconfitto. E in questa disperazione mi chiedono: come posso aiutarvi? Sto pensando a come Aleksej risponderebbe a questa domanda. Cercherò di rispondere, ma per farlo devo raccontarvi un pò com’era lui. Aleksej era un inventore”. Il segreto? La fantasia: “Molti di voi faranno campagna elettorale, incontrando elettori, rilasciando interviste, girando spot pubblicitari. Ora immaginate che tutto questo sia impossibile. Nessuna emittente televisiva vi farà un’intervista. Nessun denaro al mondo può aiutarvi con uno spot. Tutti gli elettori che si sono presentati alle riunioni saranno arrestati insieme al candidato. Benvenuti nella Russia di Putin. Aleksej usava la fantasia“.
Poi il passaggio più duro: “Non avete a che fare con un politico ma con un maledetto mafioso. Putin è il leader di un gruppo criminale organizzata. Tra loro ci sono avvelenatori e assassini, ma sono tutti solo burattini. La cosa più importante sono le persone vicine a Putin, i suoi amici, collaboratori e custodi del denaro della mafia. In questa lotta avete alleati affidabili. Ci sono decine di milioni di russi che sono contro Putin, contro la guerra, contro il male che porta. Non dovete perseguitarli, al contrario, dovete lavorare con loro. Con noi. Putin deve rispondere di ciò che ha fatto al mio Paese, a un Paese vicino e pacifico e di quel che ha fatto ad Aleksej”.

Parole pesanti come macigni. Ad ascoltarle, anche quella parte di Europarlamento che continua a fare orecchie da mercante, a manifestare indifferenza di fronte alle continue tragedie che insanguinano il racconto del potere putiniano. La Russia dello zar è un Paese dove gli oppositori, prima o poi, fanno tutti una brutta fine. Ma le condanne non sono sempre univoche. Dalle nostre parti, a far più rumore di tutte le accuse è stata la titubanza della Lega, nascosta dietro parole di facciata imbarazzate e imbarazzanti: “Non abbiamo prove che Putin sia coinvolto nella morte di Navalny”. Ecco, chissà alle orecchie degli esponenti del Carroccio come saranno suonate quelle frasi rabbiose e allo stesso tempo commosse della vedova Navalnaya. E chissà che qualcuno non abbiano scosso almeno un po’ quell’Europa ancora molle e indolente di fronte agli orrori dello zar.
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