
Per il centrodestra l’Abruzzo rischia di essere un peso sullo stomaco. La vita di palazzo Chigi e dintorni ha fatto perdere di vista i territori. La sfida in Abruzzo, terra di montagne e contadini, doveva essere guidata da un strategia al centro. Questa era la terra di Remo Gaspari, di Franco Marini, di Gianni Letta, perfino di Bruno Vespa. Non è terra di destra, al limite di avanguardisti culturali, come il Sommo Poeta di Pescara. Invece la premier ha ripuntato su un fedelissimo, nato a Roma – come se in Sicilia votassimo Giuliano Amato – perché i genitori avevano origini siciliane, presidente di Regione. Forse era meglio lasciare Solinas, per evitare voto disgiunto e cambiare Marsilio. Se vince non succede nulla di eclatante, essendo un uscente, ma se perde succede il viva Maria. Già il centrosinistra, dato per morto, sta avvicinando il centodestra nei sondaggi: figuratevi se vince in Abruzzo.
L’attimo fuggente che può condannare il centrodestra
La politica oggi non è più ragionamento, convergenze parallele, significati reconditi, ma quasi esclusivamente percezione. Se Marsilio perde, comincia l’effetto Bastiglia. Ma il soldato Ryan di colle Oppio non è stato cambiato, sta tentando di decollare come i gabbiani della sua ex corrente rampelliana. Se raggiunge quota o si schianti è questione di un attimo, che come nel film di Peter Weir è sempre più fuggente.