
Makka è la ragazza di origini cecene che ha ucciso il padre Akhyad Sulaev, di 50 anni, che considerava “un maschio tossico” e violento. Oggi si trova agli arresti domiciliari in una comunità e non ha più incontrato la madre e i suoi fratellini. Ora la donna, che lavorava come lavapiatti in un ristorante del centro di Nizza Monferrato, si abbandona ad un drammatico sfogo.
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L’appello della madre di Makka
“Vorrei fare qualcosa per mia figlia, ma non so come aiutarla. Sono preoccupata per il futuro di Makka”, si sfoga così la madre della ragazza. “Nessuno era al corrente delle sue sofferenze. – spiega invece Elena Romano, la titolare del ristorante dove lavorava anche Makka – Tutti i colleghi che l’estate scorsa hanno lavorato con lei a servire ai tavoli hanno deciso di donarle le mance ricevute, per aiutarla a sostenere le spese legali e altre necessità”.
La giovane è accusata di omicidio aggravato per aver provocato la morte del padre dopo averlo colpito due volte con un coltello da cucina, al culmine dell’ennesima lite familiare. Gli avvocati difensori di Makka hanno però mostrato ai magistrati una lettera-diario in cui la 18enne raccontava anni il suo incubo. “Ho difeso mia mamma e me stessa dalla sua violenza”, ha confessato ai carabinieri quando sono arrivati a casa sua dopo il delitto.
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