
Nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, alla periferia orientale di Napoli, si è consumato un episodio di violenza che ha lasciato la comunità sotto shock: Salvatore Coppola, ingegnere di 66 anni, è stato brutalmente assassinato, ricevendo un colpo di arma da fuoco in faccia mentre si trovava nel parcheggio di un grande magazzino in corso Proto Pisani.
Questa tragica vicenda non si presenta come un semplice caso di violenza, ma piuttosto come un intricato giallo criminale che affonda le sue radici in un passato complesso e oscuro. Oltre un decennio fa, infatti, Coppola aveva deciso di intraprendere la strada della collaborazione con le autorità giudiziarie, fornendo informazioni cruciali riguardanti le attività delle organizzazioni camorristiche operanti nell’area di Napoli Est. Le sue rivelazioni non si limitavano tuttavia al solo ambito della criminalità organizzata, ma si estendevano anche a questioni di natura legale e commerciale, specialmente per quanto concerne il settore immobiliare, dove Coppola aveva segnalato presunti illeciti e irregolarità.
Di fronte a un delitto di tale gravità, le domande che si pongono sono molteplici e complesse: esiste un legame diretto tra la passata collaborazione di Coppola con la giustizia e l’esecuzione di cui è stato vittima? Quali motivazioni si celano dietro a questo gesto efferato? È lecito parlare di un “delitto eccellente”, vista la portata delle implicazioni che esso potrebbe avere sulla lotta contro la criminalità organizzata e i loschi affari nel settore immobiliare?
A cercare risposte a questi interrogativi è la squadra mobile, sotto la guida attenta dei magistrati coordinati dalla procuratrice antimafia Rosa Volpe. Mentre la comunità attende con ansia che la luce della giustizia faccia chiarezza su questo oscuro episodio, il ricordo di Salvatore Coppola rimane come testimonianza del suo coraggio nel denunciare il malaffare, a costo della propria vita.