
Non c’è solo il caso dei rapporti con la Bosnia Erzegovina della fantomatica università Jean Monnet del prof. Salvatore Messina, che dispensava allo Steri lauree (probabilmente false) honoris causa a eminenti studiosi arabi. La George Washington University segnala la perniciosità delle relazioni dell’Ateneo palermitano con una università iraniana, la Al Mustafà International University di base a Qom, capitale teologica ed ideologica dell’Islam sciita. Pare che questa università sia un braccio operativo della Forza Quds, il ramo dell’intelligence iraniana. Questa istituzione pare venga usata non solo per fare propaganda ideologica ma anche per reclutare combattenti musulmani da spedire in giro per i vari teatri di guerra dove l’Iran è impegnato, dalla Siria al Libano, allo Yemen. Proprio ora che il governo italiano è impegnato nella missione Aspides contro gli Houti, braccio armato nella zona dell’Iran sciita. Tra i docenti dell’Università iraniana che hanno insegnato a Palermo c’è anche Alì Akbar Badiei, membro di organizzazioni che hanno fondato gli Hezbollah, presenti in Libano dove di stanza ci sono pure i nostri soldati. Ora fidarsi dell’alleato americano, sempre presente in Sicilia dal dopoguerra, è lecito ma non obbligatorio, visti i pessimi rapporti tra Usa e Iran, ma che tutte queste materie riguardanti i rapporti internazionali siano vissute con superficialità dall’ateneo palermitano sembra ormai chiaro. Sembra una maionese impazzita.
Il fascino dell’internazionalità che fa compiere errori
Il rettore Midiri, imbarazzato dal clamore del Bosniagate, ha candidamente dichiarato che la delibera di partenariato proposta al senato accademico con l’università di Goradze non l’aveva nemmeno letta. Sembra che ci sia un’ansia di relazioni internazionali a qualunque costo, senza discernimento, senza valutare con chi farsi le foto opportunity, senza approfondire, tramite i saperi e le conoscenze che una Università deve possedere, con chi relazionarsi e perché. C’è qualcosa che non va bene nella massima istituzione culturale di Palermo , città che con il mondo arabo gestisce rapporti millenari. A maggior ragione queste relazioni dovrebbero essere approfondite, con esperti della materia, con interscambi con il ministero degli Esteri e, se del caso, degli Interni. Non tutto può essere trattato a panelle e crocchè nei buffet in cui si consolidano le nostre relazioni. Non c’è niente di più politico e utile dei rapporti internazionali: proprio per questo dovrebbero essere gestiti molto seriamente. Forse in tal senso l’Università palermitana, proprio per il suo ruolo di crocevia di popoli e culture, dovrebbe essere tutorata a più alto livello.