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Vesuvio, paura dopo i terremoti: hanno riattivato faglie locali

Pubblicato: 13/03/2024 18:29
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Il recente terremoto di magnitudo 3.0 che ha scosso l’area del Vesuvio il pomeriggio dell’11 marzo non dovrebbe generare allarme tra i residenti della zona di Napoli. Secondo gli specialisti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), questo fenomeno sismico, sebbene raro, potrebbe essere attribuito alla riattivazione di alcune faglie nel sottosuolo del vulcano e non è correlato agli eventi sismici che si verificano nei Campi Flegrei.
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Gli esperti dell’Osservatorio Vesuviano, una sezione di Napoli dell’Ingv, hanno rassicurato la popolazione spiegando che “Il Vesuvio è un vulcano attivo e, come tutti i vulcani attivi, ha la sua sismicità caratteristica, connessa con la normale evoluzione del vulcano in un periodo di quiescenza come quello attuale”. Hanno poi aggiunto che il Vesuvio registra centinaia di eventi sismici all’anno, generalmente di magnitudo molto bassa e non percepibili dalla popolazione. L’evento sismico di magnitudo leggermente superiore al 2.8 di un anno fa è considerato un caso isolato, che può verificarsi al di fuori dell’asse craterico e a profondità maggiori.

“Parziale e locale riattivazione di faglie”: cosa significa

Secondo gli specialisti, il terremoto potrebbe essere stato causato dalla “parziale e locale riattivazione di faglie che interessano il basamento dell’edificio vulcanico”. Tuttavia, enfatizzano che questi terremoti isolati non forniscono indicazioni dirette sull’attività del vulcano. I sistemi di monitoraggio dell’INGV, che osservano costantemente tutti i parametri fisici e chimici del Vesuvio, non hanno rilevato variazioni significative che possano suggerire cambiamenti nello stato del sistema vulcanico.

L’allerta per la popolazione rimane di colore verde, il livello più basso nella scala di allerta che indica uno stato di quiete del vulcano. Inoltre, dal 17 al 19 marzo, le famiglie e gli studenti delle “zone rosse” indicate dal Piano Nazionale della Protezione Civile avranno l’opportunità di visitare la sede storica dell’Osservatorio Vesuviano e alcuni siti dell’area vulcanica, a 80 anni dall’ultima eruzione.

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