Vai al contenuto

False Koalition: torna di moda fare squadra, ma con il proporzionale non si è amici di nessuno

Pubblicato: 16/03/2024 11:16

Torna di moda parlare di bipolarismo. Campi larghi, centrodestra classico, attacco a tre punte. Nonostante tra poco con il voto proporzionale delle europee diventa palese il ognun per sé ed il gonzo elettore per tutti, in un florilegio di contraddizioni su tutto dall’ambiente al fisco, dal mercato del lavoro al Welfare, dalle relazioni internazionali alle guerre, dal fisco al lambrusco. Perché il lambrusco? Perché in una ubriacatura di contraddizioni nelle coalizioni ci va a pennello. Né il centrodestra classico o sovranista né, come chiamarlo, campo progressista, a volte involutista, ha una fisionomia di temi e proposte condivise. Allora come stanno insieme? Semplice solo per vincere il gioco di Palazzo Chigi, senza poi riuscire a fare nulla tra veri, controveti e controventi. Che c’entra il Premierato accentratore con l’autonomia differenziata devolutrice? 

La minoranza a potere…sempre

Perché poi alla fine si è sempre minoranza al potere, se si considera quanta gente non li segue più e non va a votare. Di chi è la colpa, o la scelta? Del sistema elettorale che costringe a stare insieme, a fare foto opportunity, sorridenti con il pugnale tra i denti. La differenza è che il centrodestra ha un metodo, comanda il più forte, è un bisogno antropologico, anche della base elettorale, che delega all’uomo o donna forte la soluzione di tutti i problemi, promessi in campagna elettorale, e se costei o costui non li risolve, impossibile, gli vota contro. Nel campo progressista la regola è non voglio e non faccio cogliere, lì i leader sono relativi, non sopportati, e felicemente abbattuti. Per cui il maggioritario è antropologicamente più adatto al centrodestra, ma i tanti governi di sinistra lo hanno mantenuto, come dei tafazzisti, da tempo immemore. Di fatto tutto discende dal Mattarellum, che non lo ha inventato un uomo di destra, ma tant’è. Il bipolarismo da al Paese un vincitore di minoranza, che poi tenta di comandare, ma non riesce a governare. E ci prendiamo in giro, scivolando lentamente fuori dal G7, da quasi trent’anni.