Vai al contenuto

Bici elettrica giù dai Murazzi: arrivano le condanne. La vittima, Mauro Glorioso per sempre in sedia a rotelle

Pubblicato: 19/03/2024 17:10

Condannati a vario titolo dai nove anni e sei mesi ai sei anni e otto mesi per i cinque ragazzi del Murazzi. I giovani la sera del 21 gennaio 2023 scagliarono una bicicletta elettrica del peso di 20 chili giù da una balaustra del Lungopo di Torino. La bici colpì Mauro Glorioso, giovane studente di Medicina, che si accasciò subito a terra per l’esplosione delle vertebre cereali e che sarà costretto per sempre su una sedia a rotelle.
Leggi anche: Il tennista Arthur Cazaux sviene in campo a Miami: portato via in sedia a rotelle

Il bacio tra due degli autori del gesto, subito dopo averlo compiuto

Il gesto folle

La sera del 21 gennaio 2023, Mauro Glorioso era in fila con alcuni amici per entrare nel locale The Beach, sul lungofiume. Quando il mezzo lo colpì in testa, le sue vertebre cerebrali esplosero immediatamente, provocando la perdita dei sensi.

Le motivazioni delle sentenze per il tentato omicidio riportano l’orrore di quanto accaduto, e soprattutto delle motivazioni, che hanno portato a riconoscere il dolo alternativo.

Il delitto è rimasto allo stadio di tentativo unicamente per fatto casuale“. I ragazzi sapevano “di colpire uno o più bersagli umani, pienamente rappresentandosi che per effetto della loro condotta li avrebbero esposti a eventi alternativi quali la morte o un ferimento gravissimo”.

Dopo una serata di baldoria in centro, i ragazzi arrivano sul LungoPo Cadorna, cominciando a lanciare bicchieri e sputi contro chi occupava i Murazzi. E arrivano fino al lancio della bici elettrica. Anche gli sputi non possono considerarsi innocui. Secondo il giudice furono “accorgimenti esplorativi” e servirono “ad accrescere la possibilità di visuale sottostante e quindi selezionare i bersagli con accuratezza”, “per verificare la destinazione e il buon esito di quello che sarebbe stato l’imminente lancio”.

L’arresto

I ragazzi, tutti minorenni all’epoca dei fatti, furono individuati grazie alla sosta in un distributore di snack aperto 24 ore. Quei frame, scrive il tribunale, mostrano una “radicale assenza di un pur minimo segnale di dissociazione“, anzi: sia nell’autobus, sia nel locale aperto h24 regnava un “clima euforico e rumoroso”, con le ragazze che scherzavano e si mettevano in posa.

I racconti degli imputati, si legge, sono stati “intrinsecamente oscillanti, grossolanamente falsi, contraddittori, marcatamente reticenti o menzogneri”, puntellati di narrazioni “farraginose e artefatte”. Tutti hanno tenuto un “comportamento processuale che aggiunge offesa a offesa, avendo mostrato di ritenere quanto causato al giovane alla stregua di un incidente” e “non hanno minimamente maturato una riflessione seria sull’accaduto”.