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Suicidio assistito e figli a coppie gay: l’ultimatum della Corte Costituzionale

Pubblicato: 19/03/2024 15:30

Suicidio assistito e figli delle coppie dello stesso sesso: quando il Parlamento metterà fine all’assenza di leggi in materia? Lo ha chiesto, ancora una volta, il presidente della Corte costituzionale Augusto Antonio Barbera, nella relazione letta durante la riunione straordinaria della Consulta, sull’attività svolta nel 2023 dall’istituzione che presiede. Aggiungendo una postilla che non lascia spazio a interpretazioni diverse: “Se continua l’inerzia del legislatore su questi due principi, la Corte Costituzionale non potrà non intervenire.

Intervenire sull’inerzia legislativa, quindi. Il monito che si è levato dalla Consulta è rivolto a Parlamento e Governo. Ad ascoltare Barbera ieri l’altro erano presenti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano.

L’invito rivolto al legislatore è quello di dare seguito alla sentenza 242 del 2019, sul fine vita, con i principi affermati in relazione al caso Cappato. Come molti ricorderanno, Marco Cappato – attivista radicale e dell’associazione Coscioni di promozione sociale – si autodenunciò (fu poi processato e assolto) per aver accompagnato nel febbraio 2017 Dj Fabo in una clinica Svizzera, dove gli fu iniettata una sostanza letale. Cappato volle così sollevare il tema del fine vita. Nel settembre 2019 la Corte costituzionale, investita dal tribunale, dichiarò l’illegittimità dell’articolo 580 del codice penale “nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, con le modalità previste dalla legge 22 dicembre 2017 n. 219 – ovvero, quanto ai fatti anteriori alla pubblicazione della presente sentenza – agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, liberamente formatosi di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale”.

Con tutta evidenza la Corte sentenziò che Cappato non poteva essere punito se andava in aiuto di una persona “affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Sul fine vita Barbera non ha celato il suo rammarico per il fatto che sui casi più significativi il Parlamento “non sia intervenuto, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione”.

Figli a coppie gay: è necessario un intervento immediato

Sempre rispetto a casi già verificatisi, Barbera ha ribadito – come già avvenuto nel 2021 – la necessità di un intervento che determini la condizione anagrafica dei figli di coppie dello stesso sesso. Un secondo caso di non ascolto del pronunciamento della Corte, che è evidenziato dal “disordinato e contraddittorio intervento dei Sindaci preposti ai registri dell’anagrafe”.

L’impotenza della Corte costituzionale sui temi delicatissimi del fine vita e dei figli di coppie omogenitoriali non sarà però illimitata. Il presidente Barbera ha avvertito la platea: “Se dovesse rimanere l’inerzia del Parlamento sul fine vita, la Corte costituzionale non potrà non intervenire”. Parole inequivocabili, che costituiscono l’ennesima esortazione che la Consulta consegna all’indirizzo delle Camere, affinché varino una *legge sul fine vita e un’altra sui figli delle coppie omogenitoriali. Anche perché le Regioni vanno sempre più moltiplicando le iniziative, a supplenza del Parlamento che non è intervenuto”, ha aggiunto il presidente nel suo intervento.

Barbera non ha poi mancato di sottolineare, nella relazione sulle attività svolte dal giudice delle leggi, i dati drammatici su femminicidi e quelli sulle morti sul lavoro. “Il 2023 è stato anche l’anno che ha visto in Italia atroci casi di femminicidio, o registrato, numerose e ripugnanti violenze contro le donne. Ed è stato l’anno in cui oltre mille (una media di ben tre al giorno) sono state le agghiaccianti morti sul lavoro”. Barbera ha assicurato su questi fronti l’impegno della Corte costituzionale.

Ad alcune domande sull’attualità politica Barbera, che è stato ministro nel governo Ciampi nel 1993 e deputato fra il 1976 e il 1994 con il Pci e poi Pds) non si è sbilanciato: «Fatico a non rispondere, ma non posso farlo…», ha detto.