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Bari, il fascino discreto della borghesia che ha fregato la città

Pubblicato: 21/03/2024 12:57
bari decaro

Bari è una bellissima città, per molti versi più riqualificata di tante capitali del Sud, che è affacciata su un mare di Levante pieno di Storia e storie. Oggi è al centro del dibattito politico più acceso, con la decisione del ministro Piantadosi di tentare, tramite una commissione prefettizia, di sciogliere per mafia il capoluogo pugliese. Sarebbe il primo capoluogo regionale a subire questa onta, una sconfitta per la Puglia, per il Sud, ma anche per lo Stato. Pensate cosa succederebbe a Milano se indagassero sui fiumi di denaro della ‘Ndrangheta approdati alla capitale morale italiana. Verrebbe giù il mondo, mentre a Sud si sa, siamo brutti, sporchi e cattivi, siamo terroni e quindi depredabili, come ci illustra da anni Pino Aprile. Il casus belli?
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Una consigliera molto nota nella borghesia cittadina, figlia di un primario già noto alle cronache, giovane moglie di un notissimo avvocato già avversario del Sindaco De Caro, è accusata di voto di scambio con ambienti criminali. La consigliera era stata selezionata ed eletta nel centrodestra, ma ha tradito, è passata, anche se il centrosinistra non ne aveva alcuna necessità, dalla parte della maggioranza. È il Conformista di Gaber, che vola sulle ali della maggioranza, un borghese non può, ontologicamente, stare troppo tempo fuori dalla maggioranza, dai carri vincenti. E qui a Bari, prima con Emiliano e poi con De Caro, il carro vincente da lustri, con frustrazioni enormi a destra, procede a sinistra. Ma perché De Caro, o la sua maggioranza, ha accettato in gruppo la superselfata influencer di parte precedentemente avversa? 

È il fascino discreto, anche se in questo caso leopardato un po’ meno, della borghesia dipinto da Bunuel. C’è da sottolineare che la signora in questione non è transitata nel PD, cioè in una collocazione politica, è in un gruppo civico, anche se spesso nei grossi centri il civismo è luogo di trasformismi, che non possono passare dalla cruna dell’ago. Ma il peccato di cui insieme alle lacrime di una rabbia sincera, per i dieci anni di ottimo, bisogna riconoscerlo, lavoro svolto, anche in tema di legalità diffusa, come riconosciuto dalla stessa Procura inquirente, fa piangere De Caro è di conformismo anch’esso, pure per i vertici cittadini. Non volevano stare fuori dal selfie, fuori dall’influenza che le chiacchere borghesi producono negli ambienti cittadini che contano. È questo il peccato sociale, al limite, di De Caro. Non è voluto stare fuori dai salotti della Baribene. Che però per un peccato sociale, arrivi una commissione prefettizia per sciogliere per mafia una delle più grandi città d’Italia sa di peloso, quanto un orso della Foresta Umbra. Ovviamente la commissione non riuscirà a sciogliere il Comune prima del voto, tutto questo serve al centrodestra locale per ledere l’eredità del dopo De Caro, che non si può ricandidare, per dire che non è tutto oro ciò che luccica, e che noi, la destra, abbiamo a sostegno il manganello del potere centrale. Il ministro degli Interni rappresenta lo Stato, non si può fare risucchiare in beghe locali, deve tenere insieme sia l’ordine che l’unità della Nazione, ha però già dato a Cutro e continuerà così, come è successo a Pisa, e nonostante l’accondiscendenza a Mattarella continua sulla linea da piccolo Scelba, sulla cui poltrona siede. Sembra un atto di arroganza, in Sardegna non ha pagato, bisogna capire se i baresi hanno lo stesso orgoglio dei Sardi, e vogliano passare per mafiosi, in maggioranza.