
La Premier che gioca a nascondino coprendosi con la giacca in parlamento è solo l’ultima gag di una sceneggiatura già vista, sua ma non solo, e non solo italiana. Pensiamo alle magliette di Zelensky, o alcune scene di Boris Johnson, o a Macron boxeur.
In principio fu Silvio, da Arcore con la calzamaglia sulla telecamera, e lì cambiò il mondo. Iniziò la politica spettacolo ad uso e consumo prima di tele utenti e poi di follower. Anche in questo Berlusconi con Tik tok fu pioniere, ci si divertiva come un matto.
È la politica della disintermediazione, che può fare a meno di organizzazioni territoriali, estenuanti riunioni, congressi più o meno partecipati, classi dirigenti difficili da selezionare. Il rapporto è diretto, attore/politico, vedi Grillo, e utente/elettore. Senza filtri, senza riflessioni, in real time, tanto si può ritrattare tutto dopo poche ore. Questa è la politica della comunicazione posturale, delle smorfie, delle riprese fatte in casa, dei tweet per lasciare un compagno.
Ve li sareste immaginati Moro o Fanfani, o Almirante, nel loro lessico forbito, ampio, elegante a farsi selfie con la Nutella o a coprirsi il viso con il loden seduti al sacro, per loro, scranno parlamentare?
Per loro la politica era logos, ragionamento, non la vita in diretta tra smorfiette e battute. I loro interlocutori erano gli iscritti, milioni, e non la generica gente utente/elettrice. La forma era sostanza, e l’abito faceva il monaco, altro che uno vale uno.
Noi cittadini, sempre meno, sembriamo intrappolati in questo Grande Fratello politico. Ma siamo sicuri che in trappola, distanti e distinti dalla realtà, non ci siano loro, i protagonisti della politica, come in un loop senza radicamento e realtà?
Può darsi che Giorgia stia diventando il protagonista del Truman Show, che vive una vita irreale, descritta e decrittata da cerchi più atoni che magici, credendo di poter gestire la complessità del mondo, quando il mondo, o i suoi registi, gestiscono lei.
Forse Giorgia si sveglierà da questo sogno mediatico, tra Chigi e Borgo Egnazia, e magari si ricorderà di Rampelli e dei suoi gabbiani, quelli che garrivano su Colle Oppio, che sorvolavano la vita, la Roma, reale. E capirà che la vita è tutto un film va bene per Quelli della notte di Arbore, non per amministrare un Paese del G7.