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Fine lavoro mai: riflessioni sulla tragedia della centrale idroelettrica di Suviana

Pubblicato: 10/04/2024 08:39

La cosa che mi ha colpito di più nella terribile notizia dei morti sul lavoro nella centrale Enel in Emilia è l’età di una delle vittime. Uno di loro è un operaio di 73 anni, che lavorava a 40 mt di profondità sotto il livello del lago. Ma quando si finisce di lavorare in Italia? E soprattutto ce lo si può permettere, di smettere di lavorare? Si ha una dignitosa pensione per evitare di mettersi a rischio così in situazioni così complesse? E le aziende possono assumere persone, in età così avanzata, per compiti di questo tipo?

Sembra un girone infernale il mondo del lavoro, in cui le regole le detta più Mammona che lo Stato di diritto. Si entra al lavoro tardi, male, con pochi contributi, abbiamo regalato pensioni retributive per decenni, ed ora siamo, soprattutto sui lavori usuranti, in un mercato del lavoro in cui fine del lavoro mai. Sembra un ergastolo, il lavoro, in molti casi, sei costretto a lavorare, o perché ti obbliga lo Stato, che non ha più soldi per l’INPS, o perché ti obbliga la tua precaria condizione economica, la carenza del welfare, alloggi pubblici, costo delle bollette, la sanità pubblica che non funziona più. E tu a 73 anni sei la sotto, nel girone di un inferno circondati da turbine e cavi ad alta tensione, sopra di te una imponente massa d’acqua.

Nemmeno Dante avrebbe concepito un girone così dannato, senza nemmeno la colpa dell’ignavia, ma con il delitto politico di uno Stato che sta franando, che ci sta portando in una deregulation dell’ognun per se, senza Dio per tutti. Qui sono le vittime, e non i colpevoli , che bruciano all’inferno del lavoro, che sembra diventare un carcere a vita, mentre la disoccupazione giovanile è ai massimi europei, il delitto perfetto. Si può morire così, ma dove? In Italia of course.

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