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Morbillo, casi in aumento. Bassetti: “Partita un’epidemia, necessario il vaccino”

Pubblicato: 10/04/2024 11:43

Sono 213 i casi di morbillo registrati nei primi tre mesi dell’anno in Italia. Un dato che, per gli esperti, significa “una crescita allarmante”, considerato l’aumento rispetto ai quindi casi totali del 2023. L’infettivologo Matteo Bassetti, in forze al policlinico San Martino di Genova, evidenzia la gravità della situazione, che segue una tendenza già osservata in Europa l’anno precedente, con circa 30 mila casi provenienti principalmente dall’Est, da Paesi come Romania, Bulgaria e Albania, dove la copertura vaccinale è carente. «È partita un’epidemia, la situazione non è ancora grave, ma è preoccupante», ha detto il primario in un’intervista alla Stampa. 

L’epidemia e i vaccini

La diminuzione della copertura vaccinale in Italia negli ultimi anni è motivo di preoccupazione per gli esperti. «Eravamo arrivati a circa il 95% dei bambini vaccinati, ma ora si è scesi di vari punti percentuali», afferma Bassetti. Questo calo è particolarmente significativo data l’alta contagiosità del morbillo, con un fattore R0 tra 16 e 18, molto superiore a quello del COVID-19 al suo picco. 

L’immunologo sottolinea l’importanza della vaccinazione come unica vera difesa contro l’epidemia: «Quando si parla di salute pubblica, non si può interloquire con i desiderata del singolo che magari non si vuole vaccinare». (Continua a leggere dopo la foto)

Con la fine dell’anno scolastico e l’arrivo dell’estate, il rischio di focolai importati aumenta, minacciando soprattutto chi non è immunizzato. Bassetti consiglia a chi non ha certezze sulla propria situazione vaccinale di effettuare un semplice esame del sangue per verificare l’immunità e, se necessario, procedere con la vaccinazione, che garantisce immunità permanente dopo due dosi o in seguito all’infezione naturale.

Le complicazioni

Le complicazioni legate al morbillo non vanno sottovalutate: mentre nei bambini l’infezione spesso si risolve senza conseguenze gravi, negli adulti, nei soggetti fragili o immunodepressi, possono insorgere complicazioni serie come epatite, encefalite e polmonite, richiedendo il ricovero ospedaliero. Con un sistema sanitario già sotto pressione, un’ulteriore crescita dei contagi potrebbe portare a un aumento insostenibile dei casi gravi. L’attenzione si concentra in particolare sulle persone nate dopo l’85, meno esposte al virus nei loro anni formativi e quindi più suscettibili, oltre ai soggetti più fragili.