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Suviana, il sommozzatore che cerca i dispersi: “Un disastro simile solo dopo la tragedia della Costa Concordia”

Pubblicato: 11/04/2024 09:54

“Qualcosa di simile l’ho visto soltanto dopo il disastro della Costa Concordia. Come allora, anche qui procediamo al tatto, in un ambiente particolarmente ostile e di totale devastazione”. Un paragone che mette i brividi quello che restituisce Giuseppe Petrone, 49 anni, responsabile del servizio sommozzatori dei vigili del fuoco, impegnato a coordinare le squadre di colleghi impegnati nella ricerca dei quattro tecnici dispersi nell’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi.
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“In acqua non abbiamo alcuna visibilità”

«In acqua non abbiamo alcuna visibilità. Zero. Siamo praticamente al buio e non vediamo tutte le insidie a cui possiamo andare incontro», spiega Petrone al Corriere della Sera.  L’operazione richiede di muoversi “al tatto” tra i detriti e i pericoli nascosti. L’incremento del livello dell’acqua rappresenta una delle maggiori sfide per i sommozzatori, crescendo costantemente di «25 centimetri l’ora».

Un fattore che complica anche il movimento tra le macerie è il “materiale pesante che non sappiamo come e dove spostare a mani nude. Ci si muove poi con estrema fatica: per fare appena due metri ci possono volere anche venti minuti”, racconta il capo sommozzatore.

Le ricerche a oltranza anche grazie all’uso della tecnologia

La tecnologia gioca un ruolo fondamentale nelle operazioni di ricerca, con i sommozzatori che si affidano a un “ombelicale” per restare collegati a una centralina di superficie che fornisce aria e permette la trasmissione delle immagini catturate sott’acqua. «È come camminare in una stanza che non si conosce che è completamente arredata e totalmente al buio», descrive Petrone. Anche di fronte all’assenza di tracce dei dispersi fino ad ora, il team rimane sul posto, determinato a proseguire le ricerche «fino a quando non riusciremo a trovarli tutti».