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Centinaia di droni, i missili in sincrono, quali obiettivi: tutto sull’attacco di Teheran a Israele

Pubblicato: 13/04/2024 23:24

Nel corso della notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile, dopo giorni di allarmi crescenti da parte delle autorità internazionali, l’Iran ha scatenato un attacco contro Israele, confermato da una dichiarazione del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. L’attacco è stato condotto utilizzando “decine di droni e missili”, secondo quanto riferito dall’organizzazione militare iraniana.

Le fonti mediatiche israeliane riferiscono che sono stati lanciati centinaia di droni in almeno due ondate distinte, accompagnati da missili da crociera. Nonostante non sia stata specificata la tipologia esatta dei missili impiegati, si presume che questi possano avere tempi di volo minori rispetto ai droni.

L’arrivo dei droni sul territorio israeliano è stato stimato intorno alle 7 ore dall’inizio dell’attacco, posizionando l’effettiva intrusione nei cieli di Israele all’alba di domenica. Tuttavia, alcune stime indicano che l’attacco potrebbe aver avuto luogo molto prima, circa all’una di notte.

Gli obiettivi dell’attacco iraniano, sebbene non ufficialmente confermati, sembrano concentrarsi su siti militari significativi, come la base sul Monte Meron e le postazioni sulle alture del Golan. Questa tattica, descritta come un’incursione “a sciame”, mira a superare lo scudo antiaereo israeliano, noto per la sua efficacia.

In particolare, l’Iran avrebbe impiegato l’HESA Shahed 136, un drone suicida noto anche come Geran-2 in Russia, sviluppato dalla Iran Aircraft Manufacturing Industries Corporation (HESA). Questo drone, in servizio dal 2021 e con una capacità operativa di 2500 chilometri e una velocità massima di 185 chilometri orari, è progettato per eludere le difese aeree colpendo bersagli a terra. Il suo impiego più significativo è stato registrato durante l’invasione russa dell’Ucraina.

Con l’evoluzione della situazione, il mondo osserva con crescente preoccupazione l’intensificarsi delle ostilità nella regione, sperando in una de-escalation che possa riportare la pace e la stabilità in Medio Oriente.