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“Commessi virtuali”. A New York l’ultima follia che distrugge mercato del lavoro. E che presto arriverà anche da noi: ecco con quali conseguenze

Pubblicato: 15/04/2024 11:03

La “novità” che arriva dall’America ricorda le peripezie che molti di noi devono affrontare quando chiamano un call center qui in Italia. Dopo le attese di rito, spesso risponde qualcuno che parla con uno strano accento. Perché sta in Albania, o in altri Paesi dove il costo del lavoro è decisamente minore. Ebbene, da un po’ di tempo chi entra fisicamente in un negozio di New York non trova una persona in carne e ossa con cui parlare, ma un “assistente virtuale”. Una persona che lavora da casa con cuffia e microfono e “accoglie” i clienti parlando attraverso un monitor appeso alle pareti. Solo che quel commesso virtuale risponde dalle Filippine. La “novità” parte dal settore della ristorazione ed è stata creata da Chi Zhan, un 34enne che durante la Pandemia ha fondato Happy Cashier, una compagnia di “assistenti virtuali”. Che anche se non convince clienti e analisti, sta prendendo piede per un semplice motivo: abbatte il costo del lavoro. Con conseguenze che possiamo facilmente immaginare. (continua dopo la foto)

Sì, perché dietro questa follia c’è una questione di business: i “lavoratori virtuali”, infatti, costano 3 dollari l’ora, contro i 16 dollari di un lavoratore in carne e ossa. E di fronte a questi numeri, è difficile fermare un cambiamento che secondo gli esperti porterà, in pochi anni, a stravolgere il mondo del lavoro. Per ora quello della ristorazione, ma è facile immaginare che non si fermerà lì. Le grandi compagnie pensano già agli enormi vantaggi che l’innovazione tecnologica porterà ai loro profitti. Con una drastica riduzione dei contatti umani, delle spese e dei problemi sindacali. Il capo del personale al Restaurant Opportunities Centers Profit, che si occupa di gestione del personale, lancia l’allarme: “Il fatto che siano riusciti a trovare un modo per impiegare personale che sta in un altro Paese”, ha dichiarato in un’intervista al New York Times, “è estremamente problematico. Perché finirà per mettere drammaticamente pressione sulle paghe orarie“. (continua dopo la foto)

E’ un fenomeno che conosciamo bene, quello della riduzione dei salari. E che non riguarda solo l’Italia, ma è ormai un problema in tutto il mondo. A New York, lo stipendio medio per il personale dipendente di un ristorante nel 2019 era di 9,2 dollari l’ora. Nel 2022 si è ridotto a 8,5. E ora, con gli assistenti virtuali che rispondono da remoto, si può immaginare che la situazione peggiorerà e non poco. Non solo le famigerate AI che gestiscono in proprio supermercati e punti vendita, dunque. Ma una sorta di immigrazione senza immigrati. Che interagiscono con i clienti attraverso gli schermi, oppure coordinano e gestiscono la consegna dei pasti a domicilio. Il problema è che questa non è solo l’ultima, bizzarra moda della Grande Mela: è una rivoluzione del mondo del lavoro destinata a diventare globale. Ed è l’ennesimo passo verso la disumanizzazione sociale e verso la povertà per i lavoratori, ormai facilmente sostituibili e quindi non più necessari.