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Viaggiare in aereo costerà di più: troppi viaggiatori per pochi velivoli

Pubblicato: 15/04/2024 11:27
viaggi aerei

Tu chiamale se vuoi, contraddizioni. La domanda di trasporto aereo, nonostante due pericolose guerre in corso e il rischio attentati terroristici, nell’estate 2024 rischia di superare di gran lunga l’offerta. Con l’ovvia conseguenza – è l’antica legge del mercato – che i prezzi dei biglietti aerei saliranno del 10% rispetto a un anno fa.

Troppi viaggiatori, troppi pochi aerei

È il turismo di massa, bellezza. La domanda di spostamenti per viaggi di piacere è salita a livelli addirittura superiori a quelli pre-Covid, scontrandosi con una realtà inaspettata quanto attesa: non ci sono abbastanza aeromobili nel mondo per soddisfare la richiesta dei viaggiatori. I quali, a livello mondiale, supereranno i record storici con 4,7 miliardi di persone che viaggeranno nel 2024. Contro i 4,5 miliardi del 2019.

Un interessante articolo di Paolo Alfieri uscito domenica scorsa su Avvenire.it cita i maggiori organi di settore specializzati e spiega come tutto questo si tradurrà, la prossima estate, in un inevitabile aumento dei costi. Con un riflesso, secondario ma nemmeno tanto, di avere meno rotte disponibili e di dover prendere aerei sempre più vecchi rispetto al loro ciclo di vita e che avrebbero dovuto essere sostituiti. Ma questo non avviene perché non ce ne sono di nuovi.

Alfieri ci spiega che “le compagnie aeree stanno spendendo miliardi di dollari in manutenzione per continuare a far volare aerei più vecchi, e meno efficienti in termini di consumo di carburante”. Ma non solo: per questo motivo le stesse aziende devono pagare di più per assicurarsi dei velivoli dalle compagnie di noleggio. Nonostante il rent a plane sia sempre più frequente, “alcuni vettori sono già stati costretti a ridurre la propria programmazione per far fronte alla mancanza di aerei disponibili”.

C’era una volta il volo low-cost

«Ci aspettiamo una performance forte dalle compagnie aeree per tutta l’estate con tariffe particolarmente elevate», ha spiegato John Grant, analista della società di dati di viaggio Oag. Mentre lo scorso dicembre la Iata (International Air Transport Association) aveva previsto una crescita annua del 9% della capacità globale delle compagnie aeree. Secondo i dati attuali è stata “una stima però ottimistica, considerando la crisi sul fronte della sicurezza di Boeing”. Ecco il punto cruciale, come riportato da Avvenire.it: “I vettori riceveranno il 19% di velivoli in meno rispetto a quanto si attendevano, per i problemi di produzione che hanno riguardato anche Airbus”.

Peggio potrebbe andare per le compagnie aeree Usa, “che dovrebbero ricevere il 32% di velivoli in meno perché molti vettori dipendono dalle consegne del Boeing 737 Max, la cui produzione è stata frenata dopo che lo scoppio del pannello ha costretto un velivolo della Alaska Airlines carico di passeggeri a effettuare un atterraggio di emergenza lo scorso 5 gennaio nell’Oregon”. Spostandoci in Europa non va meglio per le produzioni di aerei commerciali di Airbus: almeno 650 dei suoi jet A320neo potrebbero restare a terra nella prima metà del 2024 per ispezioni ai motori.

Ordini per migliaia di aerei…che non arriveranno in tempo

Secondo alcune fonti, Boeing ha un portafoglio ordini di 6.177 aeromobili, Airbus di circa 8.552 aeromobili, ma ai livelli di produzione del 2023 ci vorrebbe oltre un decennio per evaderli tutti. Per questo la low-cost Ryanair ha tagliato alcune rotte; come hanno fatto negli Stati Uniti la United e la Southwest, che hanno anche ridotto i piani riguardanti le assunzioni. Parallelamente, a causa della scarsità di nuovi velivoli, a conoscere un boom è il mercato del noleggio aereo.

Secondo gli esperti di settore le tariffe per il noleggio di Airbus A320-200 neo e 737-8 Max sono arrivate a superare i 400mila dollari al mese, il livello più alto dalla metà del 2008. Le compagnie aeree, secondo Airlines for America che rappresenta i principali vettori Usa, stanno spendendo il 30% di più per noleggiare i velivoli rispetto al periodo pre-pandemia. “Inoltre, le stesse compagnie provano a sfruttare il più possibile velivoli che hanno qualche anno di troppo e che richiedono un livello di manutenzione costoso e costante. United, Delta e American Airlines hanno visto incrementare i loro costi relativi alle riparazioni del 40% dal 2019”; ha spiegato Alfieri.

Gli aumenti dei noleggi, della manutenzione e del costo del lavoro incideranno pesantemente sui profitti di tutte le compagnie aeree, nonostante l’incremento della domanda di voli e il relativo – e inevitabile – aumento del prezzo dei biglietti.