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Alberto Scagni condannato a 24 anni per l’assassinio della sorella Alice: “Evitato l’ergastolo”

Pubblicato: 16/04/2024 15:48

Per la morte di Alice Scagni è arrivata la condanna, anche in appello, per il fratello Alberto. Riconosciuta la seminfermità mentale, e dunque evitato l’ergastolo, la condanna è a 24 anni e mezzo di carcere. Anche in appello disattesa la richiesta del pm, che propendeva per l’ergastolo.
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Il riconoscimento della seminfermità

I giudici della corte d’assise d’appello di Genova hanno confermato la condanna a 24 anni e mezzo con la dichiarazione di seminfermità per Alberto Scagni, 42 anni. Il 1 maggio del 2022 uccise la sorella, Alice, sotto casa sua a Quinto, in provincia di Genova.

Per il perito del gip, da ottobre 2021 Scagni avrebbe manifestato un disturbo di personalità in qualche modo latente, ma sempre più grave. Gli scompensi dell’ultimo periodo hanno scatenato la sua aggressività, in particolare nei confronti della famiglia, alla quale chiedeva spesso soldi.

Lo scorso anno, l’uomo è stato pestato in carcere per almeno tre ore, richiedendo l’induzione al coma farmacologico. Sulla vicenda pende ancora un’indagine.

L’assassinio di sua sorella, Alice

Il primo maggio 2022, sette ore prima dell’assassinio, Scagni aveva chiamato al telefono a casa, minacciando i genitori, la sorella e il cognato se non avesse ricevuto dei soldi.

Il padre aveva chiamato la polizia, ma le volanti non erano intervenute perché “non c’era un pericolo attuale e concreto”. Alberto Scagni si era piazzato sotto casa di Alice e quando lei era scesa in strada con il cane l’aveva colpita con un coltello che si era portato da casa. Gli agenti delle volanti lo avevano arrestato poco distante.

Il sostituto procuratore generale, Ezio Castaldi, questa mattina aveva chiesto l’ergastolo.

Il procedimento bis

Nei giorni scorsi il giudice Carla Pastorini ha accolto la richiesta di archiviazione del procedimento bis, quello sulle presunte omissioni di due poliziotti e della dottoressa del dipartimento di Salute mentale della Asl3. Per la Procura tutti e tre avrebbero agito correttamente, mentre per i familiari avrebbero sottovalutato il pericolo.