Vai al contenuto

Chiamò Meloni “neonazista nell’animo”, Luciano Canfora rinviato a giudizio

Pubblicato: 16/04/2024 15:44
luciano canfora

Un clima di tensione ha avvolto il Tribunale di Bari, dove il rinomato filologo Luciano Canfora è stato rinviato a giudizio, accusato di diffamazione dalla premier Giorgia Meloni per alcune dichiarazioni fatte durante un incontro nel liceo Fermi di Bari nell’aprile 2022. Meloni ha percepito le affermazioni di Canfora come diffamatorie, in particolare quando è stata descritta come “neonazista nell’animo”.

La decisione del rinvio a giudizio è stata presa dalla giudice Antonietta Guerra, che ha evidenziato la necessità di un’approfondita integrazione probatoria, non compatibile con la struttura dell’udienza predibattimentale. In seguito alla querela presentata nel luglio 2022 da Meloni, tramite il suo avvocato Andrea Delmastro (poi sostituito da Luca Libra dopo essere stato nominato sottosegretario alla Giustizia), il processo prenderà il via il 7 ottobre, con Meloni che si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento di 20.000 euro per il danno morale subito.

Parla il legale di Canfora: “Le sue dichiarazioni non costituiscono reato”

All’uscita dall’aula, l’avvocato di Canfora, Michele Laforgia, ha dichiarato di aver richiesto una sentenza di non luogo a procedere, argomentando che le dichiarazioni del professore non costituiscono reato, essendo protette dal diritto di critica politica. Laforgia ha inoltre presentato una memoria difensiva e ha ironizzato sulla richiesta di risarcimento, suggerendo che il valore attribuito alla premier dovesse essere simbolico.

La vicenda ha suscitato ampie reazioni pubbliche, con manifestanti e membri dell’Associazione Nazionale Partigiani che hanno mostrato solidarietà a Canfora davanti al tribunale, applaudendolo al suo arrivo e incoraggiandolo con frasi di sostegno.

La querela di Meloni si focalizza non solo sulle affermazioni di Canfora riguardo al suo presunto orientamento neonazista, ma anche sul tono ritenuto diffamatorio e sulle presunte insinuazioni sul suo comportamento, che la premier ritiene denigratorio e lesivo della sua reputazione.

Questa vicenda giudiziaria si inserisce in un contesto più ampio di tensioni politiche e dibattiti sulla libertà di espressione, sollevando questioni delicate su come le parole usate nel dibattito pubblico possano influenzare la percezione pubblica e le carriere politiche. Con l’avvicinarsi della data del processo, la situazione è destinata a rimanere sotto i riflettori pubblici e mediatici, con implicazioni significative per tutti i soggetti coinvolti.

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2024 15:58