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Draghi asfalta l’Europa: “Serve cambiamento radicale”. La frase inquietante sui nostri risparmi

Pubblicato: 16/04/2024 14:38

Ancora una volta Mario Draghi, intervenuto alla Conferenza Europea sui Diritti Sociali, non le manda a dire e “asfalta” i vertici di Bruxelles. Responsabili, a suo dire, di tenere ancorato il Continente a regole obsolete, inadatte ad affrontare le dinamiche mondiali contemporanee. “Nella Ue c’è bisogno di un cambiamento radicale“, sostene l’ex Premier italiano. “Le nostre regole per gli investimenti sono costruite su un mondo che non c’è più, il mondo pre Covid, pre guerra in Ucraina, pre crisi in Medio Oriente. E ci troviamo in un mondo in cui è tornata la rivalità fra le grandi potenze“. Draghi calca la mano su un punto in particolare. “Siamo stati colti di sorpresa”, afferma, “da un mondo in cui altri Paesi non rispettano le regole“. A dire il vero, di questo problema in molti avevano già parlato in passato, ai tempi della sbornia per la globalizzazione selvaggia. Venendo puntualmente emarginati e derisi. (continua dopo la foto)

Ora, però, lo dice Mario Draghi e la sua parola pesa come un macigno. Soprattutto nel giorno in cui il Premier tedesco Scholz è in Cina a discutere delle pratiche commerciali aggressive messe in atto da Pachino. Che, secondo l’ex Premier, “mira a catturare e internalizzare tutte le parti del valore nelle tecnologie avanzate e pulite e ad assicurarsi l’accesso alle risorse necessarie”. Un comportamento che rischia di “minare le nostre industrie“, spiega l’ex Capo della Bce. La soluzione? Per il Mario nazionale, consiste nell’accelerare il processo di integrazione fra i Paesi Ue che siano disposti a farlo. Anche escludendo qualcuno. L’Europa non può rinviare le decisioni e non può dire sempre no, questo il succo del discorso. Deve rilanciare la competitività e per farlo “occorre un nuovo strumento strategico per coordinare le politiche economiche“. (continua dopo la foto)

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Draghi sta per presentare il suo piano sulla competitività Ue, che verrà finalizzato entro Giugno. “Quello che proporrò è un cambiamento radicale: questo è ciò di cui abbiamo bisogno”. L’ex Premier sottolinea come l’Europa sia rimasta indietro nella tecnologia (“fra le aziende Tech che dominano il mondo ne esprimiamo solo 4 nelle prime 50”) e nelle telecomunicazioni, visto che l’Europa ha “34 compagnie mobili nazionali, mentre gli Usa ne hanno 3 e la Cina 4”. Il risultato è che siamo indietro sul 5G. La coesione politica europea, prosegue Draghi, è minacciata dai cambiamenti che avvengono nel resto del mondo. Insomma, una visione che spinge verso una maggiore unione fra gli Stati Europei, che a causa della miopia di Bruxelles rischiano di fare la fine del vaso di coccio fra i vasi di ferro. (continua dopo la foto)

Il punto più controverso dell’esposizione dell’ex Presidente del Consiglio, però, riguarda un altro aspetto della auspicata unione economica. E le sue parole suonano sibilline, ma anche chiare. Ed è quando afferma che “la maggior parte degli investimenti dovrà essere coperta da investimenti privati. I risparmi privati sono molto elevati e vengono per lo più incanalati in depositi bancari. E non finanziano la crescita quanto potrebbero in un mercato dei capitali più ampio”. Questa dell’utilizzo di capitali privati per spingere la crescita Europea è un’idea comprensibile, in parte, ma fa storcere il naso a molti. Perché in questi anni, in Italia in particolare, il risparmio privato è stato drenato in ogni modo possibile. E con la direttiva delle Case Green, sono previsti altri salassi per i risparmiatori. Che quando sentono parlare di “usare i risparmi privati per favorire la competitività”, ormai, hanno brividi freddi che corrono lungo la schiena.