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Migranti, Italia sempre meno accogliente, e i morti in mare aumentano

Pubblicato: 20/04/2024 22:46

Fenomeno immigrazione, uno dei capisaldi della destra-centro nazionale per la raccolta di consensi. Ma anche uno dei simboli di un’Italia sempre più orientata a voltarsi dall’altra parte, pur di non vedere le centinaia di disperati che muoiono nel mare nostrum: nel corso del 2023, anno di picco nel numero dei deceduti, sono state 3.105 le persone morte e disperse nel mar Mediterraneo. Mentre la politica, con le sue direttive di contrasto, porta all’inapplicabilità del diritto d’asilo.

Burocrazia nemica, “il diritto di asilo è al tramonto”

Nelle ore in cui la giustizia a Trapani ha sentenziato che i famigerati “taxi del mare” per favorire l’immigrazione clandestina non ci sono mai stati, assolvendo senza neanche passare al processo i 10 indagati del caso Iuventa (con tre Ong sotto accusa), arrivano i dati e le analisi del Centro Astalli. Con l’organo dei Gesuiti per i rifugiati in Italia che evidenzia un dato di fatto: ci sono sempre più discriminazioni, non ci sono investimenti per l’inclusione e gli immigrati pagano il prezzo più alto. Anche con la vita. “Ormai il diritto di asilo è al tramonto. Le decisioni politiche acuiscono gli ostacoli burocratici”.

Discriminazioni e meno investimenti: stop alla “propaganda” e alle “semplificazioni” nell’affrontare il fenomeno migratorio. L’appello arriva da padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli alla presentazione del rapporto annuale 2024 sull’immigrazione – è il 23° della serie – che rileva come l’accoglienza in Italia non sia più considerata un diritto, ma una concessione. E’ il risultato del sistema pubblico, che così come orientato dal governo Meloni sposta l’opportunità di inclusione a una seconda fase, accessibile a pochi, senza attivare percorsi di accoglienza e integrazione. I migranti già traumatizzati da viaggi a rischio e spesso vittime di trafficanti senza scrupoli, spinti dalla mancanza di vie legali di ingresso, se arrivano in Italia vengono intrappolati tra mille ostacoli burocratici per richiedere protezione internazionale.

Non c’è futuro per chi viene “accolto”

Dalle denunce del Centro Astalli emerge che l’accoglienza “è spesso intesa come luogo di confinamento più che occasione per ricominciare un’esistenza progettuale”, di fronte a “politiche migratorie restrittive, di chiusura, se non addirittura discriminatorie”. Con la “conseguente impossibilità a immaginare un futuro”. Nell’analisi si parla di “tramonto del diritto di asilo di fronte ad attese lunghe, anche 12 mesi per un documento temporaneo, idoneo all’accesso a servizi pubblici e a cercare lavoro. Da qui gli ostacoli amministrativi che ne derivano, come l’impossibilità di ottenere lo Spid, aprire conti bancari, partecipare a tirocini e avere contratti lavorativi”. In un quadro generale in cui “i cambiamenti delle normative e delle prassi dei singoli uffici rendono ogni questione burocratica un labirinto senza uscita”.

In tutto questo la questione umanitaria passa inevitabilmente in secondo piano. Nel 2023 si è visto che “la questione migratoria non è stata affrontata dal punto di vista delle persone che si mettono in viaggio. La trasformazione del sistema in Italia ha inferto un duro colpo a quell’accoglienza diffusa che ha caratterizzato negli ultimi anni l’impegno di molte realtà a servizio dei migranti forzati”, sottolinea il Centro Astalli. Che ricorda una realtà evidente ma capziosamente nascosta: “L’accoglienza diffusa, che porta con sé una le quotidiana interazione tra cittadini e rifugiati, indica la strada per costruire un’Italia diversa, più preparata a cogliere le opportunità dell’incontro”.

Nel 2023 il Centro Astalli, col sostegno dell’Elemosineria Vaticana, ha contribuito al pagamento delle tasse per il rilascio del permesso di soggiorno di 463 rifugiati, per lo più nuclei familiari dell’Afghanistan. “Alle persone che iniziano, con difficoltà, il loro percorso in Italia viene chiesto un pagamento non irrilevante. Più soli, invisibili, marginalizzati, spaesati, tanti sono stati gli stranieri che si sono rivolti al servizio legale con il permesso per Protezione speciale in scadenza. Così ci rendiamo conto delle conseguenze negative che le decisioni politiche prese avranno su molte persone”. Evidente il riferimento ai processi di semplificazione “in atto nel tentativo di contenere le migrazioni”. Processi che, viene aggiunto, “non solo sono destinati a fallire nel tempo, ma rendono gli spostamenti e i viaggi dei migranti ancora più mortali”.

Nell’attività del Centro circa 11mila sono state le persone accompagnate a Roma, 22mila su tutto il territorio nazionale nelle sedi di Bologna, Catania, Grumo, Nevano, Vicenza, Padova, Palermo e Trento. Su un totale di 235 quelle accolte e ospitate dal Centro Astalli a Roma, una su 6 è stata vittima di tortura e violenza, una su 5 ha una vulnerabilità sanitaria. Mentre nel 2023 sono state accolte complessivamente 1.177 persone, si è continuato a investire in forme di co-housing tra studenti universitari rifugiati e italiani. Due dei ragazzi ospitati, del Sud Sudan e del Burundi, sono arrivati attraverso i Corridoi universitari per rifugiati (Unicore) promosso dall’Unhcr. Sul numero influiscono “gli ucraini scappati dalla guerra, ma ci sono tanti, troppi rifugiati che in Europa sono costretti a rivolgersi ai servizi di bassa soglia perché in stato di necessità”, sottolinea il rapporto.

Le risposte politiche a queste tragedie, come evidenzia il Centro Astalli, “hanno visto l’inasprimento del contrasto all’attività delle navi umanitarie, la realizzazione di accordi economici per dissuadere gli arrivi, aumentare i rimpatri e cooperare con regimi antidemocratici; l’emanazione di regole di accesso più rigide per i richiedenti asilo in Europa, compresi i minori, mettendo una ipoteca sul rispetto dei diritti di persone già provate da situazioni caratterizzate da persecuzioni e violenze subite nei Paesi di origine e in quelli di transito”. Il Centro Astalli ritiene una “strategia onerosa quella dell’esternalizzazione delle frontiere, unita alla pratica dei respingimenti e delle espulsioni illegali, con metodi brutali e coercitivi lungo le rotte europee”.