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Censura Rai, la furia di Giorgia contro i suoi. Il retroscena

Pubblicato: 21/04/2024 08:15

Prima lo stupore, poi la rabbia, «un colpo basso», e infine un contrattacco, più dovuto che spontaneo. Giorgia Meloni tutto voleva adesso tranne che una polemica sul 25 aprile e per questo in molti la descrivono furiosa con i suoi in Rai, a cominciare da Paolo Corsini e Giampaolo Rossi. Ma nel mirino ci sarebbe anche il vicedirettore Giovanni Alibrandi, colpevoli a diverso titolo della decisione di estromettere il monologo di Antonio Scurati dal programma di Serena Bortone. L’anniversario della Liberazione dal nazifascismo si stava avvicinando senza troppo rumore, a differenza dell’anno scorso, quando le dichiarazioni controverse del presidente del Senato Ignazio La Russa avevano generato polemiche durissime. «Eravamo arrivati al 20 aprile quasi indenni», ironizzano nel partito, e invece ecco che la Rai, la Rai meloniana, riporta il dibattito lì dove sorgono le ambiguità mai davvero risolte.
Il post con il quale in serata la premier ha rilanciato le accuse sul compenso dello scrittore, pubblicandone in modo provocatorio il testo censurato dalla Rai, è preceduto da molte ore di tormenti.
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Il messaggio diffuso su Facebook è quindi un tentativo di mettere una pezza. In Fratelli d’Italia non si danno pace: «Un monologo di un minuto che sarebbe dovuto andare in onda in un programma di Rai 3 è stato trasmesso praticamente a reti unificate, grazie alle scelte maldestra dei nostri». Per Meloni lo scivolone è gravissimo, perché la costringe a giocare in difesa su un tema molto delicato, anche da un punto di vista dell’immagine internazionale: il rapporto con il fascismo. Altro danno collaterale della censura subita da Scurati è rimettere al centro dell’agenda politica il tema della libertà di stampa e del controllo dei media, dopo il caso del probabile passaggio dell’agenzia Agi nelle mani di un deputato della Lega, Antonio Angelucci e più in generale della gestione della Rai. Un terreno ostile.

La reazione è arrivata nel tardo pomeriggio: «In un’Italia piena di problemi – scrive la premier sul suo profilo Facebook – anche oggi la sinistra sta montando un caso. Gridano al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1.800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo. Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare)». Ma il cuore del messaggio della leader di FdI sta in fondo: «Chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno», un modo per tentare di ribaltare la questione e soprattutto di prendere le distanze dai dirigenti Rai voluti dalla destra di governo.

Nel governo in molti attribuiscono all’eccesso di zelo la decisione di cancellare il monologo di Scurati, ponendosi una domanda: “Telemeloni è più meloniana di Meloni”? Per rompere gli indugi ai dirigenti di Fratelli d’Italia serve un segnale e anche un linea, visto che la difesa ufficiale della Rai, i problemi di natura economica nel contratto di Scurati, sembra a tutti davvero troppo debole. Solo dopo il post di Meloni arriva la pioggia di dichiarazioni: «Tutte falsità» attacca la deputata torinese di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai. Seguita da molti colleghi, in una “batteria” tardiva, ma intensa.

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2024 08:22