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Altro che sanzioni: la “beffa” delle Banche occidentali che finanziano la Russia. Ecco come e perché. E due sono italiane…

Pubblicato: 29/04/2024 14:28

Le polemiche generate dalle sanzioni alla Russia, decise dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, non finiscono mai. Dapprima perché è apparso subito evidente come il prezzo di quelle decisioni da parte dei governi occidentali abbiano finito per pagarlo, in buona parte, i cittadini europei. Con aumenti del prezzo dei carburanti e del gas. Ora sta emergendo un altro aspetto della questione. Ed è legato alle sette maggiori banche europee che ancora operano nella patria di Putin. Nel 2023, secondo quanto rivelato dal Financial Times, le “sette sorelle europee” hanno pagato al fisco moscovita ben 800 milioni di Euro di tasse. Quattro volte in più rispetto al 2021. Due di queste Banche sono italiane: stiamo parlando di Unicredit e di Intesa San Paolo. Le altre sono Deutsche Bank, l’austriaca Raiffeisen Bank International, Ing Commerzbank e Otp. Questo aumento dei tributi versati a Mosca è conseguenza del vertiginoso aumento dei profitti registrato dagli istituti occidentali, i cui profitti si sono attestati intorno ai 3 miliardi di Euro.

Profitti analoghi sono stati realizzati da banche americane come Citigroup e JpMorgan. Secondo il Financial Times, queste cifre dimostrano come le società straniere che continuano a operare in Russia stiano aiutando la Russia a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni comminate dai governi occidentali. Sanzioni che hanno spinto molte aziende straniere a sospendere le proprie attività in Russia. Inoltre, l’aumento dei profitti delle sette Banche ancora operanti in territorio sovietico è legato anche alle sanzioni occidentali contro le banche Russe, che hanno convogliato la clientela di Mosca verso le Banche occidentali in assenza di alternative a cui rivolgersi. (continua dopo la foto)

Fra le “sette sorelle”, è stata l’austriaca Raiffeisen a pagare più della metà della cifra riscossa in tasse dagli esattori di Putin. Non a caso, nonostante le critiche ricevute dalla Banca Centrale Europea, l’istituto viennese non ha mai diminuito il proprio volume d’affari in Russia, come pure aveva più volte dichiarato di voler fare. Con 154 milioni versati al fisco di Mosca, al secondo posto in questa poco edificante classifica c’è l’italiana Unicredit. Mentre San Paolo figura al quarto posto con 27 milioni di tasse pagate in Russia. Insomma, mentre i cittadini europei pagano il prezzo delle sanzioni con pesanti esborsi dalle loro tasche, le Banche occidentali fanno grandi affari. E i loro profitti, di fatto, finanzano la guerra in Ucraina.

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 14:30